Che ci crediamo o no, talvolta sembra esserci un filo invisibile che connette tutte le esperienze, le vicissitudini, le azioni e le reazioni nella vita di tutti i giorni. E noi lo chiamiamo destino.
Era destino, doveva andare così! – Esclamiamo quasi con rassegnazione di fronte ad un certo evento inaspettato.

L’incredibile inevitabilità dei fatti convinse Giuseppe Verdi nel mantenere quello che fu il titolo originale del dramma scritto dallo scrittore spagnolo Ángel de Saavedra, ovvero La FORZA del Destino, sottolineando in questo modo il destino mosso da una forza irrefrenabile, la cui azione porterà alla tragedia finale dei personaggi. Un’opera nuova e grandiosa, andata in scena al teatro Imperiale di San Pietroburgo nel 1862.

L’aspetto curioso di quest’opera sono proprio le situazioni paradossali che si vengono a creare, quasi conducendo lo spettatore a pensare: “Mah..!! Che sfortuna!”. Ed è proprio per quest’aura di sfortuna associata nel tempo a quest’opera che talvolta viene chiamata senza il titolo per esteso o con appellativi quali “l’Innominabile” di Verdi.
C’è un destino tragico presente in tutta l’opera e Verdi ce lo propone con un tema di 4 note ripetute come onde che violentemente si abbattono di continuo sugli scogli: il tema del Destino è proposto esplicitamente nella grandiosa Ouverture, ma viene in seguito ripreso spesso all’interno dell’opera associandola in particolare alla figura di Leonora, fino alla fine.

Ma come interviene questo destino avverso nei fatti raccontati nell’opera?

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