A che cosa serve il Direttore d’orchestra?” Questa è senza dubbio la domanda che qualsiasi neofita si pone, dopo essersi avvicinato però da qualche tempo all’opera. Non è infatti la prima cosa a cui si pensa generalmente, poiché in primis si è affascinati dalle voci e dalla musica. Non si riesce a capire come faccia un essere umano ad emettere suoni così belli o come il compositore riesca a mettere insieme le note che dipingono in modo così esatto i nostri sentimenti. Di primo acchito non ci si preoccupa troppo di quell’uomo in piedi sul podio, intuiamo che dirige l’orchestra ma non abbiamo la minima idea se faccia solamente quello e soprattutto in che modo ci riesca. Ciò accade perché la sua è senza dubbio la figura più completa e affascinante all’interno della grande squadra che dà vita ad uno spettacolo d’opera.

Per comprendere appieno l’importanza del Direttore dovremmo conoscere esattamente come funziona la preparazione in teatro, durante quelle settimane di lavoro individuale ed in team che portano alla realizzazione delle recite. È compito suo mettere insieme tutti i soggetti coinvolti per dare vita al complesso unitario che siamo abituati a vedere. Questo comporta per il Direttore una conoscenza approfondita dell’opera che si deve rappresentare, del contesto storico in cui essa è nata nonché della volontà del compositore. La sua abilità e la sua arte devono gestire ritmo, sonorità orchestrale ed interpretazione.

Immaginate la difficoltà di tenere insieme decine di elementi, di gestirne gli attacchi, i crescendo e i diminuendo. L’unico suo strumento di lavoro è il gesto, che deve essere il più conciso e chiaro possibile. Tutto ciò è debitore tanto alla matematica quanto all’interpretazione. Se provate a confrontare diverse versioni dello stesso pezzo vedrete che la durata differisce, a seconda appunto della lettura che ne ha dato il Direttore.

Di fondamentale importanza risulta quindi essere la comunicazione. Il Direttore deve, durante le prove, dialogare con la sua orchestra e i suoi solisti, comunicando loro la visione globale ch’egli ha dell’opera, per facilitare a tutti lo svolgimento del proprio lavoro. La qualità del suono ch’egli vuole ottenere dagli strumenti e soprattutto l’equilibrio dei vari comparti costituiscono l’unità di intenti della musica. Una grande qualità è inoltre la capacità di supportare il canto, facendo interagire correttamente la buca e il palcoscenico.

La parte più affascinante di questa professione è certamente l’interpretazione, che deriva dalla lettura dell’opera che il Maestro ha deciso di trasmettere; ma è sicuramente anche la più complessa da ottenere. Immaginate, ogni orchestra potrebbe avere un repertorio di predilezione così come ogni singolo membro di essa potrebbe essersi formato un proprio modo di interpretare l’opera in questione. Il Maestro deve, con fermezza, autorevolezza ed educazione, uniformare tutto il complesso alla sua visione. È suo l’onere del superamento dell’individualità per arrivare a fare musica tutti insieme. Egli è il responsabile della magia che si crea in sala, colui che dà il colore e vi fa venire i brividi, l’elemento che filtra la musica attraverso il suo sentire e la esprime con il suo corpo, coniugando tecnica ferrea ed emozione. È il Direttore che crea l’Armonia, quella sintonia perfetta che esiste tra lui, l’orchestra, il coro ed i solisti. Provate a prendere, anche in questo caso, uno stesso pezzo diretto da Maestri differenti e vi accorgerete che le sensazioni che percepite non sono le stesse, mai. È questo il miracolo della musica, ogni volta che l’ascoltiamo scopriamo qualcosa di nuovo, ci stupisce continuamente perché è fatta di emozioni pure, da e per gli esseri umani.

 

Samuela Solinas