L’opera ha fatto da precursore al musical e, successivamente, al cinema. Secoli prima dell’invenzione del grande schermo infatti, zombie, spettri, fantasmi irati e vendicativi già si aggiravano per i palcoscenici di tutto il mondo.

Emblematico a questo proposito è sicuramente il Don Giovanni di Mozart, autentico capolavoro della trilogia. Il libertino tenta di sedurre la bella Donna Anna ma sopraggiunge il padre. I due si sfidano a duello ed il povero vecchio ha la peggio.

Nel secondo atto, scena XII, Don Giovanni e Leporello si trovano in un cimitero e scherzano allegramente quando all’improvviso odono una voce minacciosa: “Di rider finirai pria dell’aurora”. Don Giovanni inizia a percuotere con la spada le statue delle tombe per scoprire chi o cosa sia ma la voce rituona nuovamente: ”Ribaldo audace! Lascia a’ morti la pace”. I due scoprono che si tratta della statua del Commendatore, il padre defunto di donna Anna, sulla cui lapide vi è scritto “Dell’empio che mi trasse al passo estremo qui attendo la vendetta” e che muove addirittura la testa. L’audace cavaliere non si lascia intimorire e sprezzante intima al proprio servo Leporello di invitare il monumento funebre a cena. Il povero giovane è terrorizzato: “Oh statua gentilissima, del gran Commendatore… Padron, mi trema il core, non posso terminar” “Oh statua gentilissima, benché di marmo siate”. Il Commendatore accetta e riapparirà per raccogliere l’invito nella scena XVI. Ed è proprio il povero Leporello a vederlo per primo :

Ah!… signor… per carità…
non andate fuor… di qua…
L’uom… di… sasso… l’uomo… bianco…
Ah, padrone! Io gelo… io… manco…
se vedeste… che… figura…
se… sentiste… come… fa:
(imitando i passi della statua) ta, ta, ta, ta”.

Ma il Commendatore ha intenzioni diverse che deliziarsi di un banchetto. “Non si pasce di cibo mortale chi si pasce di cibo celeste […] Altre cure più gravi di queste, altra brama quaggiù mi guidò!” Egli intima a Don Giovanni di pentirsi del suo comportamento:”Pèntiti, cangia vita: è l’ultimo momento!”. Ma il libertino non cede, rimane fermo nel suo proposito, rivendica la propria libertà e per questo verrà trascinato all’inferno.

Altro spettro terrificante è quello di Banco, fatto assassinare da Macbeth. Durante il banchetto e i festeggiamenti (atto II, scena VII) egli ricompare, minaccioso, e terrorizza l’uomo. “Il sepolcro può render gli uccisi?” ; la descrizione del fantasma è spaventosa:

Va’, spirto d’abisso!… Spalanca una fossa, o terra, e l’ingoia…
Fiammeggian quell’ossa! Quel sangue fumante mi sbalza nel volto!
Quel guardo a me vólto ~ trafiggemi il cor!

Oppure a tornare dal mondo dei morti è lo spirito del Conte di Carmagnola. Trattasi de I Due Foscari di Giuseppe Verdi. Atto II, scena I: Jacopo è rinchiuso nella prigione di Stato e vede comparire davanti a sé una scena degna di un film horror:

don giovanni 008 1

Ma oh ciel!… che mai vegg’io!…
Sorgon di terra mille e mille spettri!…
A sé mi chiaman essi!…
Uno s’avanza!… ha gigantesche forme!…
Il reciso suo teschio
ferocemente colla manca porta!…
A me lo addita… e colla destra mano
mi getta in volto il sangue che ne cola!…
Ah lo ravviso!… è desso… è Carmagnola!

Chiede di non essere perseguitato, anche se è figlio del Doge il quale, insieme al Consiglio, condannò a morte proprio il Conte di Carmagnola. Ma la vista di tal figura è troppo impressionante ed egli sviene.

Per ultimo, ma sicuramente non per impatto scenico, vorrei citare il Don Carlos di Verdi. La scena finale è un autentico coup de théâtre, scaturito dal genio del compositore di Busseto. L’infante Don Carlos sta per essere catturato, l’Inquisizione sta per piombare su di lui, egli indietreggia per difendersi, verso la tomba di Carlo V. Il cancello si apre ed appare il Frate. In realtà si tratta di Carlo V con il mantello e la corona, che viene a salvare il nipote trascinandolo nel chiostro con lui.

Il duolo della terra
nel chiostro ancor c’insegue,
solo del cor la guerra
in ciel si calmerà!

Si tratta di una vera salvezza? Si spera. Che, in cielo, si calmerà la guerra del cuore e che “Lassù ci vedremo in un mondo migliore […] e là noi troverem nel grembo del signor il sospirato ben che fugge in terra ognor”.

Samuela Solinas