È con immenso piacere che oggi siamo in compagnia del protagonista di uno dei drammi più belli dell’Opera. Manrico, co-star insieme ad Azucena, che abbiamo già intervistato, de Il trovatore, ci racconterà oggi il suo punto di vista sulla storia che l’ha reso celebre. Nel rispetto delle restrizioni, oggi non siamo in presenza ma l’intervista avverrà attraverso una videochiamata registrata.

 

  1. Ciao Manrico, grazie per essere qui con noi oggi. Sarebbe stato sicuramente meglio vederci dal vivo, ma sono certa che sarà una chiacchierata ugualmente piacevole. Iniziamo con una tua presentazione, come ti descriveresti ai lettori di OperaLife?

Buongiorno a tutti e grazie per avermi invitato. Come mi descriverei? Beh, innanzitutto c’è da dire che sono un personaggio appassionato e particolarmente fumantino. Non a caso, mi avete scelto come rappresentante del segno dell’Ariete per il vostro oroscopo [sorride]. Il Maestro mi ha ben caratterizzato sotto questo punto di vista, sono un trovatore in piena regola, con tutti i crismi del caso. Sono un personaggio dedito all’amore per Leonora, audace, fiero, ma anche legato alla famiglia. Non è un caso infatti se la mia storia gira attorno a questi poli.

  1. Con poche parole ci hai fornito molti spunti interessanti che approfondiremo nel corso di questa intervista. Prima di addentrarci nel vivo delle vicende, vogliamo spiegare a chi ci legge cos’è un trovatore?

Certo. Il trovatore (dal provenzale trobar, cioè “poetare/comporre versi”) è un artista che si dedica alla composizione e alla recitazione dei versi. La nostra figura ha origini antiche, parliamo infatti dei primi anni dopo il Mille nel Sud della Francia. Semplificando il concetto, possiamo dire che scriviamo per amore, che siamo la manifestazione più vera dell’amor cortese. Per noi il concetto di “cortesia” è fondamentale, poiché eleva la nostra natura morale e sentimentale, attraverso l’espressione dell’amore idealizzato nei confronti di una dama bellissima e spesso irraggiungibile. Nel mio caso, fortunatamente, il sentimento che provavo è stato ricambiato dalla mia cara Leonora.

  1. Voi trovatori avete trasmesso quell’ideale di amore passionale, ma allo stesso tempo sognante, che è arrivato fino a noi oggi. E, come hai detto tu prima, è un “ruolo” che ti rispecchia. Sei contento che il Maestro te l’abbia affidato?

Assolutamente sì. Tutti noi abbiamo parlato molto con il Maestro, sia in gruppo che privatamente. Prima di iniziare a lavorare sulla messa in scena dell’Opera, ci ha tenuto a conoscerci meglio, anche per vedere se eravamo adatti a salire sul palco. La nostra, come ben sai, è una storia difficile sia per quanto riguarda le emozioni che devi trasmettere al pubblico, sia al livello personale per noi personaggi. Per quanto riguarda me, il Maestro è riuscito ad incanalare la mia passionalità attraverso la poesia, l’amore e il coraggio di agire e di non agire a seconda delle situazioni. Devo confessarti che non è stato semplice portare sotto i riflettori il nostro dramma familiare e sicuramente senza il suo costante supporto non ci saremmo riusciti. Sono molto grato al Maestro Verdi per tutto ciò che ha fatto per noi e per me in particolare.

 

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