Cari melomani, nell’articolo che vi propongo oggi non vi parlerò di un’opera precisa e del suo debito nei confronti della Storia, ma tenterò un confronto, sempre da un punto di vista storico, fra due componimenti di Richard Wagner: “Rienzi” e “I Maestri Cantori di Norimberga”.

A entrambe le opere sono stati dedicati numerosi articoli e ne ho parlato anche io, sempre in riferimento ai fatti storici in cui affondano le radici. Per procedere con questo confronto, che analizzerà come Wagner abbia rimaneggiato la storia per costruire le sue opere, dobbiamo innanzitutto tenere a mente due cose: la prima è che il compositore scriveva da solo i suoi libretti; la seconda è che i suoi soggetti erano sempre scelti in maniera oculata. Le due opere, al di là delle differenze di soggetto, si distinguono soprattutto per come si collocano nello stile compositivo di Wagner.

“Rienzi” è una delle prime opere, è quella che l’ha fatto conoscere al grande pubblico, ma Wagner stesso non la riteneva degna di essere rappresentata nel tempio della sua musica: Bayreuth. Quest’opera del giovane Wagner risente moltissimo dell’influenza del grand operà francese, tant’è che lui stesso la definisce «Grosse tragische Oper» (Grand operà tragico). Inoltre, sebbene scrisse da solo il libretto, s’ispirò ad un romanzo molto in voga all’epoca di Edward George Earle Bulwer-Lytton, scrittore e politico inglese, che nel 1835 scrisse appunto Rienzi, l’ultimo dei tribuni. Il protagonista è Cola di Rienzo, un notaio al servizio della Curia pontificia durante la prima metà del Trecento, che voleva liberare Roma dal giogo delle varie nobiltà locali per riportarla allo splendore goduto nell’antichità, e che veramente governò sulla città per diverso tempo con l’appoggio della Chiesa; Stefano Colonna e Raimondo di Orvieto, d’altra parte, sono personaggi realmente esistiti e la morte del tribuno fu atroce. Fin qui si tratta di personaggi che hanno avuto un ruolo nella Storia, ma un’opera non è una vera opera se manca una storia d’amore, di cui sono protagonisti Adriano e Irene, nell’opera presentata come sorella di Cola di Rienzo della quale, però, non abbiamo traccia nelle fonti storiche. La scelta del soggetto non è casuale: il giovane Wagner infatti è affascinato dagli ideali romantici dell’Ottocento e Cola di Rienzo ne incarna perfettamente l’eroe che persegue le proprie idee e i fasti di un glorioso passato.

 

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