La quarta opera di Verdi, ovvero I lombardi alla prima crociata, fu rappresentata alla Scala nel 1843. L’opera da molti è letta come patriottica ma non subì grossi taglia dalla censura austriaca, bensì dall’arcivescovo di Milano che mal vedeva le rappresentazioni di rituali e luoghi sacri sul palcoscenico. L’opera fu anche ‘’trasformata’’ in Grand Opéra, il primo di Verdi, e rappresentata a Parigi nel 1847 con il titolo Jérusalem. Ma prima la trama.
Siamo a Milano fra il 1097 e il 1099, nella chiesa di Sant’Ambrogio. I cittadini sono riuniti per festeggiare il rito del perdono concesso da Arvino al fratello Pagano che lo aveva aggredito in quanto geloso di Viclinda, attuale moglie di Arvino; alla fine della cerimonia il priore annuncia che Arvino condurrà i lombardi in Terrasanta. Viclinda, sua figlia Giselda e Arvino non credono al pentimento di Pagano e a buon diritto visto che egli sta tramando la sua vendetta assieme allo scudiero Pirro. Quest’ultimo è mandato in avanscoperta nel palazzo dove risiedono tutti compreso il padre dei fratelli, Folco; nel frattempo le due donne, temendo una catastrofe, fanno voto di farsi pellegrine. Pirro riporta la notizia che Arvino si è coricato così Pagano entra in azione ma per sbaglio uccide il padre; grazie all’intercessione della nipote gli viene risparmiata la vita e l’uomo per espiare le sue colpe si reca in pellegrinaggio in Terrasanta. L’azione si sposta in Terrasanta, Arvino è a capo dei crociati lombardi e Giselda è prigioniera del tiranno di Antiochia, Acciano, la giovane inoltre è innamorata e corrisposta dal figlio di quest’ultimo, Oronte. Pagano, divenuto eremita e irriconoscibile, incoraggia i lombardi durante l’assalto ad Antiochia e riescono così a salvare la giovane donna che, però, li maledice poiché crede abbiano ucciso il suo innamorato. Arvino sopraggiunge in quel momento e sentendo il discorso ripudia la figlia, tenta di ucciderla ma l’eremita interviene e la salva.