Giovanni                                                                                                                                             

Verdi e Wagner: due uomini di teatro, due uomini che hanno cambiato la storia della musica rivoluzionando l’opera lirica, due uomini che per il comune modo di vedere sono stati etichettati come “eterni rivali”. Non è possibile fare un confronto a livello di numeri: come ben sappiamo, le rappresentazioni verdiane superano – e non di poco – quelle wagneriane (335 sono i titoli del cigno di Busseto che andranno in scena nei maggiori templi lirici dei cinque continenti contro i 117 di Wagner; dato 2019), ma un tale discorso non regge poiché le opere di Verdi sono molte di più di quelle di Wagner e anche perché ci sono dei fattori che complicano la rappresentazione dei titoli di quest’ultimo, primo su tutti la lunghezza delle composizioni.

Verdi e Wagner, due uomini di teatro, nati nello stesso anno, ma di caratteri completamente opposti: economo, contadino e senza vanto il primo; spendaccione, teorico e anche librettista il secondo. Quest’ultimo ha elemosinato i fondi e rischiato di rimanere al verde per costruire il suo teatro a Bayreuth, Verdi ha invece voluto e finanziato di tasca propria la Casa di riposo per musicisti a Milano. Solo una cosa avevano in comune: la musica, che però allo stesso tempo si dimostra diversa, per stile e orchestrazione; Verdi ricerca la parola che scolpisce, Wagner scolpisce la parola attraverso l’orchestra, che per lui è la voce con la “v” maiuscola. Entrambi hanno però “rotto” gli schermi e sorpassato la tradizione, andandone a creare una nuova e ancora una volta opposta tra loro.

 

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