Cari amici di OperaLife,

ci sono argomenti che è difficile riassumere in poche righe, ma che vale forse la pena trattare “a puntate”. Cominciamo, quindi, a esplorare il tema dei movimenti durante l’audizione.

In Italia siamo piuttosto carenti di una preparazione metodica sull’argomento, e credo che anche per questo in sede di audizione guadagnano più punti persone che hanno beneficiato di un sistema scolastico in cui la gestione e lo sviluppo dell’attorialità viene meglio integrato nel percorso di professionalizzazione.

Io ho un’opinione molto personale sull’argomento, che non mi aspetto venga condivisa da tutti, e cioè che movimenti “registici” e movimenti “drammaturgici” non siano la stessa cosa. Eseguire dei movimenti durante la vostra aria non equivale, infatti, a concepire una regia, perché questa presupporrebbe un palcoscenico allestito, costumi, attrezzeria ma soprattutto uno o più personaggi con i quali interagire (o verso i quali reagire). Ecco perché credo che, fuori dal contesto scenico, i movimenti debbano essere legati alla sola drammaturgia, ovvero funzionali a un assetto “da concerto”, dove l’aria è estrapolata dal contesto.

A volte vi troverete a lavorare sui movimenti per un’audizione sapendo che la distanza tra voi e l’osservatore sarà di qualche metro; in altri casi, come nei video professionali che si usano spesso per le preselezioni, avrete invece una distanza molto ridotta, con una telecamera che coglierà ogni minima variazione. In ognuno dei due casi dobbiamo ricordare che ogni dettaglio conta, perché ogni dettaglio contribuisce a creare quella “verità” che non può non essere percepita e che riesce a fare una differenza.

Lo scopo di scegliere e costruire i movimenti “drammaturgici” è quello di riuscire a presentare dei personaggi credibili, sinceri e a fuoco, scegliendo espressioni facciali, atteggiamenti corporei, gesti e movimenti chiari nelle intenzioni.

 

 

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