Nella serata di ieri, 5 agosto, si è tenuta all’Arena di Verona la seconda rappresentazione della “Tosca” di Giacomo Puccini. Un cast di prim’ordine che ha visto brillare sul palcoscenico Vittorio Grigolo nei panni di Mario Cavaradossi, Sonya Yoncheva in quelli di Tosca e Roman Burdenko interprete di Scarpia, diretti dalla sapiente bacchetta di Francesco Ivan Ciampa, con regia, scene e costumi firmati da Hugo De Ana.
L’allestimento del regista argentino si è mostrato vincente e apprezzato dal pubblico, così com’era stata la calda accoglienza diciassette anni fa. Il palcoscenico era dominato dalla testa dell’angelo posta al centro, a sinistra una mano che brandiva una spada, simbolo di un destino ineluttabile che incombe sulla testa dei protagonisti, e a destra l’altra mano. Faceva da sfondo un grande pannello nero diviso in sezioni apribili che nel finale del primo atto rivelavano il clero, nel secondo i lampadari della sala da concerto dove canta Tosca, nel terzo viene mostrata la cella di Cavaradossi.
Particolarmente apprezzata la coppia di amanti Tosca-Mario Cavaradossi, vedendo a più riprese applausi a scena aperta. Impossibile non citare il bis richiesto a gran voce dal pubblico per “Lucevan le stelle”, con tanto di standing ovation. Il sentimentalismo e i filati di Vittorio Grigolo piacciono al pubblico, e si vede.
Eccellente anche Sonia Yoncheva, che ben ha saputo incarnare il soprano geloso e appassionato. Il suo “Vissi d’arte”, in particolare, ha convinto tutti.
Ottima la resa del baritono, Roman Burdenko, che riesce ben a tratteggiare la malvagità del personaggio.
Buona anche la performance dei comprimari Giorgi Manoshvili (Angelotti), Giulio Mastrototaro (Sagrestano), Carlo Bosi (Spoletta) e Nicolò Ceriani (Sciarrone). Hanno completato il cast Dario Giorgelè (un carceriere) e Erica Zaha (un pastore).
Solida la tenuta dell’Orchestra e del Coro di Fondazione Arena, quest’ultimo istruito da Roberto Gabbiani. Precisi gli interventi del Coro di voci bianche A.d’A.Mus preparato da Elisabetta Zucca.
Degna di menzione, la direzione di Ivan Francesco Ciampa, curata nei minimi dettagli e che ben lasciava trasparire sia la linea lirica-intimista che quella verista dell’opera.