L’opera lirica non è il genere più in voga del ventunesimo secolo. Girarci attorno non giova a nessuno e noi apprezzatori dell’opera ne siamo al corrente. La nostra passione – specie se siamo giovani – è probabilmente qualcosa che ai più risulta datata, peculiare o addirittura strana. La società spesso non risulta particolarmente aperta nei confronti dell’opera. Non avendo un’educazione culturale e musicale adeguata all’interno del sistema scolastico è difficile talvolta avvicinarcisi e la musica classica e l’opera restano, in questo modo, prodotti culturali per una cerchia ristretta di amatori.
Oltre a una distanza cronologica ed emotiva tra persona comune e musica colta, una caratteristica che a mio parere penalizza parecchio il genere musicale è la lunga durata degli spettacoli. Avete mai provato a invitare un non appassionato a teatro? La mia più grande preoccupazione di solito è quella che la persona possa annoiarsi per l’intera durata dello spettacolo, e la scienza conferma questo timore. Infatti, uno studio canadese del 2015 condotto da Microsoft testimonia che la soglia di attenzione “assoluta”, quella prima di distogliere lo sguardo, è di circa 8 secondi, un risultato decisamente insufficiente davanti a un’opera della durata di tre ore. Persino la capacità di rimanere focalizzati su uno stesso topic è di 45 minuti, tempistica ancora lontana dal minutaggio di un’opera lirica.