Gioacchino Rossini debuttò, a soli 23 anni, al Teatro San Carlo di Napoli il 4 ottobre 1815 con Elisabetta regina d’Inghilterra, il libretto fu scritto dal poeta ufficiale del teatro Giovanni Schimdt. Per il debutto il giovane compositore elaborò una cosiddetta “opera centone”, cioè riutilizzò, per buona parte della partitura, brani già scritti per lavori precedenti, alcuni utilizzati e altri lasciati in sospeso. L’opera godette di una buona fama ma ai giorni nostri sono state veramente poche le rappresentazioni. Eccovi la trama.

Inghilterra elisabettiana. I nobili della corte sono tutti riuniti in attesa del ritorno del generale Leicester, favorito della regina Elisabetta e vincitore sugli scozzesi; l’unico che non mostra segni di gioia è il nobile Norfolc. Leicester introduce i prigionieri e riconosce fra loro i figli di Maria Staurda: Enrico e Matilde si sono camuffati per poterlo seguire poiché quest’ultima è sposata segretamente con il generale. Una volta rimasti soli, Leicester rimprovera i due per il loro atto folle e Matilde replica che ha agito così solo per amor suo. Il generale, incapace di sopportare il peso della situazione, si confida con Norfolc credendolo un suo amico ma quest’ultimo lo tradisce e rivela l’intrigo a Elisabetta, che è una donna molto gelosa. La regina vuole una prova del tradimento di Leicester e perciò, di fronte alla corte e ai prigionieri scozzesi, gli offre la corona e la sua mano. La titubanza del generale e la malcelata gelosia di Matilde confermano i sospetti e la regina fa arrestare tutti e tre.