Ho trascorso l’ultimo mese tra Piacenza e Modena per l’allestimento de La Gioconda. Nella mia uscita di quindici giorni fa, ho ampliamente parlato di questa eccellente e coraggiosa iniziativa da parte dei teatri emiliani, ma ora vorrei descriverla dall’interno. Ho avuto il privilegio di assistere alle prove, conoscere i protagonisti e vedere da vicino l’enorme sforzo, la professionalità, la pazienza e la resistenza fisica che sono necessari per esercitare certe professioni; tutte peculiarità che si evincono in modo particolare per composizioni impegnative come questa di Ponchielli.

Uno spettacolo mastodontico di quasi quattro ore, una storia complessa che deve essere spiegata ad un pubblico che, nella maggior parte dei casi, non ha mai visto il titolo prima.

Ogni giorno si prova, ogni minimo movimento in scena è studiato nel dettaglio, per rendere il messaggio il più chiaro ed efficace possibile. Il Direttore d’Orchestra con un’abnegazione ed una perseveranza ammirevole cerca di rispettare alla lettera, il più fedelmente possibile, quanto scritto dal compositore; egli deve coordinare tutto e tutti, vegliando alla sintonia tra buca e palcoscenico. Spesso le ore di lavoro sono estenuanti, tutti i partecipanti tornano a casa esausti e il giorno dopo si ricomincia; il conto alla rovescia verso la fantomatica Prima è inarrestabile e la tensione aumenta.

E poi ci sono loro, i tanto amati solisti che ricoprono i ruoli principali. Ognuno di loro prima di arrivare in teatro ha preparato a casa la propria parte, per lunghi mesi, specie se, come in questo caso, si tratta di un debutto importante.

La vita di un cantante fuori dal palcoscenico, lontano dai riflettori, è tutto fuorché facile o divertente. Sempre attenti all’alimentazione, ai ritmi quotidiani di sonno e veglia da rispettare, al non prendere freddo, all’evitare di ammalarsi, al gestire un quotidiano di sacrifici che solo una forte passione per l’Opera permette di sopportare. E, nonostante questo, la vita con l’ansia che proprio il giorno della recita un virus improvviso, un mal di gola o un’influenza, mandino a repentaglio mesi interi di lavoro.

Inutile dire che né lo Stato né tantomeno i Teatri sono di supporto, soprattutto ai giovani. Economicamente studiare canto è parecchio oneroso, e, anche a carriera avviata, le cose sono spesso difficili per i ritardi enormi, assurdi ed ingiustificati con i quali molti enti lirici pagano gli artisti. La mia non è polemica, ma pura verità.

Solo gli applausi finali sono la vera ricompensa per chi sta sul palcoscenico. Il rendersi conto che il messaggio che volevano trasmettere è ben arrivato ad ognuno di noi, che l’emozione e la magica alchimia hanno avuto luogo, anche quella sera. Ed allora sì, si torna a casa con l’adrenalina a mille, stanchi ma felici.

0881 LaGioconda

Vi racconto questo perché ancora una volta ho toccato con mano cosa significa regalarci la nostra serata all’Opera, per assistere alla quale anche noi siamo in grado di fare grandi sforzi fisici ed economici. È vero, noi paghiamo il biglietto e giustamente pretendiamo il massimo, ma secondo me dobbiamo sempre farlo nel profondo ed assoluto rispetto del lavoro altrui. Chi mi conosce sa benissimo quanto io sia ipercritica e spietata nelle mie analisi, pretendo molto da me stessa e quindi, di riflesso, anche dagli altri. Ma i miei giudizi me li tengo per me, mi guardo bene dallo sbandierare ai quattro venti la mia insoddisfazione; solo gli amici più cari mi supportano e sopportano in questo senso.

Oggi grazie ai Social Media chiunque può esprimere la propria opinione, farla conoscere al mondo intero e quest’arma è davvero pericolosissima. Lo so per certo, perché fa parte del mio lavoro. Troppo spesso leggo commenti terribili, insulti quasi nei confronti di artisti o spettacoli. Ecco ragazzi, ognuno è libero di avere le proprie idee, ma vanno sempre espresse ed annoverate tra le opinioni. E questo in virtù del fatto che l’Opera è Arte e, come tale, profondamente soggettiva.

Questa è stata in sintesi una grande Gioconda, non perfetta chiaramente, ma se lo fosse stata non avrebbe forse affascinato come invece ha fatto. Ho le mie impressioni in merito, dopo aver visto quattro recite, una prova Antegenerale ed una Generale! Ma al di sopra di tutto vedo il lavoro svolto, l’impegno di tutti i suoi protagonisti, ai quali va il mio sentito grazie, nessuno escluso.

Per cui, siete ancora in tempo, cercate di non perdere le ultime due recite a Reggio Emilia il 6 e 8 Aprile. Non ve ne pentirete.

Samuela Solinas