Abbiamo appena lasciato i mesi estivi più caldi alle spalle e come tutte le estati anche la musica non è mancata. Di recente mi sono imbattuto in una replica del concerto tenuto una sera di giugno dai Wiener Philharmoniker (Sommernachtskonzert) nei giardini dell’affascinante Castello Imperiale di Schönbrunn. La vista aerea, grazie a dei droni che svolazzano per tutto il parco, permette allo spettatore da casa di percepire tutta la bellezza di quel luogo. Già di forte impatto è il palcoscenico che viene allestito davanti il castello e poi tutti i vialoni dei grandi giardini sono affollati di persone, turisti, curiosi, appassionati, che ascoltano il concerto per un paio d’ore, immersi nel verde e nella quiete del parco di Schönbrunn.

L’ultimo brano in programma eseguito è stato proprio il “Boléro” di Maurice Ravel. Questa composizione, per il tempo, la freschezza, la ripetizione ostinata, ma sempre intrigante, personalmente l’associo sempre al periodo estivo, e con esso anche alla danza che la musica stessa invita a ballare. Il Boléro, infatti, è una danza di origine spagnola nata alla fine del XVIII secolo. Ha delle caratteristiche ben precise: un tempo in ¾ ed un ritmo netto ossessionante (spesso scandito da tamburi). Più volte il genere del Boléro è stato ripreso dai compositori, lo stesso Verdi nei “Vespri Siciliani” fa cantare alla protagonista Elena un bolero di grande virtuosismo canoro. E arriviamo infine a Ravel, che lo scrisse come una musica da balletto, ma divenuta poi celeberrima come brano da concerto. È sicuramente il bolero più famoso mai composto, nonché l’opera più popolare del compositore.

 

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