Nell’era del digitale siamo letteralmente invasi da supporti di ogni genere per ascoltare la musica: CD, DVD, MP3, senza contare fortunatamente un’importante rinascita del buon vecchio vinile. Tutti i maggiori teatri, in Italia e all’estero, danno la possibilità di assistere ad alcuni spettacoli via streaming, comodamente da casa, con il proprio PC. Molto spesso le radio trasmettono le prime in diretta, qualche rete televisiva manda in onda in differita diverse opere durante tutto l’anno. Insomma, con tutti questi contenuti fruibili direttamente dall’utente sembrerebbe che non ci sia più la necessità di andare a teatro. Ma non è così.

All’inizio della comparsa di internet e dei primi streaming, quello del Carlo Felice di Genova è stato tra i primi se non il primo in Italia, qualcuno sollevò il dubbio che fosse il principio della fine, della sparizione degli spettatori nelle sale, il miglior modo insomma per allontanare il pubblico invece di richiamarlo. Mai previsione fu meno indovinata, a mio avviso.

L’opera, benché si tratti di un’arte antica e profondamente di tradizione, ha bisogno di rinnovarsi e di arrivare al pubblico parlando la sua stessa lingua. Ignorare le nuove tecnologie sarebbe stato un errore madornale e avrebbe precluso la possibilità di raggiungere un’utenza giovane, che di certi strumenti fa ampio uso. Da qui l’importanza di avere siti internet efficienti e fare un ottimo uso dei social, Facebook ed Instagram in particolare.

Oggi più di ieri le informazioni e gli spettacoli arrivano alle persone, l’opera arriva alla gente. Invece di sostituire il teatro, i nuovi mezzi di comunicazione creano curiosità ed invogliano ad andare a vedere le recite dal vivo. Con le dovute eccezioni. Certo, quelle ci sono sempre, e chiaramente la sottoscritta non poteva farsele mancare.

Il 18 Febbraio scorso Rai Radio 3 Suite ha trasmesso in diretta La Sonnambula dal Teatro dell’Opera di Roma. Ottima iniziativa, molto apprezzata dal pubblico, peccato che la qualità dell’audio, la presa del suono ed i microfoni abbiano reso l’ascolto davvero sgradevole. È sicuramente molto complessa la resa di uno spettacolo d’opera in diretta e dal vivo, nondimeno ci si aspetta dall’emittente nazionale una potenza di attrezzature ed una professionalità atte a superare certi ostacoli. Così la direzione risultava eccessivamente caotica, assordante a tratti, monocolore; il timbro di alcuni cantanti era alterato, le voci seccate e private degli armonici. Se a tutto questo aggiungiamo l’emozione della Prima potete ben immaginare che la performance non sia stata delle più entusiasmanti, per nessuno degli interpreti. Ed io avevo il biglietto per la recita del 23 Febbraio. Capite il mio stato d’animo; mi apprestavo ad un viaggio Torino-Roma, con tutte le spese del caso, per andare ad assistere ad uno spettacolo di quella qualità. Solamente la presenza nel cast di uno dei miei bassi preferiti mi spingevano a tentare ugualmente l’esperienza.

la sonnambula2Così, quella sera, seduta nel mio palchetto con due amici, ero parecchio in ansia. Chissà a cosa avrei assistito.

Il Maestro diede l’attacco e l’orchestra iniziò, man mano che la musica si snodava all’interno della sala mi accorgevo che c’era qualcosa di profondamente diverso. Gli strumenti erano ben dosati, armonico l’insieme. I primi solisti apparvero sul palcoscenico e tutto era profondamente differente, non sembrava neanche lo stesso spettacolo. Ogni timbro, ogni colore, ogni intenzione dei protagonisti arrivava diretto, pulito e vero alle mie orecchie. Quella volta poi avevo avuto la fortuna di un posto speciale, molto vicino alla scena e vedevo quindi ogni espressione del viso, le dinamiche della recitazione, fino allo stato d’animo degli artisti. Nulla di tutto ciò era paragonabile alla trasmissione radiofonica. Posso solo ringraziare la mia perseveranza e la fiducia estrema ed incrollabile che ho nel teatro, che mi hanno permesso di recarmi comunque a Roma. Diversamente mi sarei persa uno spettacolo bello: quello vero, dal vivo, fatto di polvere, sudore e sbagli. Il teatro fatto dalle emozioni degli interpreti, dell’opera stessa e del pubblico in sala; quella magica alchimia che solo un LIVE, sopra ogni cosa, è in grado di regalare.

Samuela Solinas