La messa in scena di “Un ballo in maschera”, titolo inaugurale della Stagione lirica del Teatro Regio di Parma, si basa su un fatto eccezionale e di grande valore storico: il ritrovamento delle scene realizzate su carta dal parmigiano Giuseppe Carmignani, nipote e allievo di Girolamo Magnani (lo scenografo preferito da Verdi), in occasione delle celebrazioni verdiane del 1913 organizzate dal Teatro Regio sotto la direzione di Cleofonte Campanini.
Una produzione che regala emozioni sin dal preludio e non solo per la musica: viene proiettato, infatti, un filmato che documenta il restauro curato da Rinaldo Rinaldi, un lavoro approfondito e fatto con grande sapienza e amore a cui il pubblico attribuisce immediatamente un caloroso applauso. Ed eccolo poi manifestarsi davanti agli occhi, il primo di una serie di bellissimi fondali dai colori vivaci, capolavoro della prospettiva e protagonista indiscusso dell’opera.
La regia è affidata a Marina Bianchi, la cui nota esperienza non ha tradito le aspettative. La messinscena è tradizionale, coerente con il contesto visivo in cui si colloca. Un ritorno al teatro del passato che si avverte quasi come necessario in un’epoca in cui la tecnologia ha invaso ormai ogni campo. E’ evidente il lavoro approfondito fatto sui personaggi (ricordiamo che Marina Bianchi viene dalla prosa). La regista si affida a quello che ha scritto Giuseppe Verdi e non sbaglia ricevendo grandi applausi da un pubblico che di Verdi se ne intende parecchio.
Altrettanto funzionali sono le coreografie di Michele Cosentino che ha saputo dare movimento alle scene di massa sfruttando al meglio il corpo di ballo Artemis Danza con uno stile ora etnico come quello della scena di Ulrica, ora più classico, come nella festa da ballo in cui tutto è studiato per dar vita ad una scena elegante e coinvolgente. Gestita sapientemente, la danza nell’opera non distrae ma valorizza.
Il tutto è arricchito dai costumi perfettamente contestualizzati di Lorena Marin e completato dagli arredi di Leila Fteita che ha scelto una linea semplice ma molto efficace.
Tra le voci in scena nella recita di riferimento, alcune già note al pubblico parmigiano come si apprende discorrendo nel foyer durante l’intervallo, spiccano quelle femminili. In primo luogo quella del soprano russo Irina Churilova, per la prima volta a Parma dove subentra all’ultimo momento all’indisposta Virginia Tola. Pare che in passato sia stata la grande Montserrat Caballé ad indirizzare la Churilova verso il ruolo Amelia perché adatto alla sua voce, come ha dimostrato.
Seguono la brillante Laura Giordano nei panni di Oscar e Silvia Beltrami, Ulrica dalla grande espressività. Convincente il Renato di Leon Kim che resta impresso.
Alla guida dell’Orchestra Filarmonica Italiana, con il contributo dell’Orchestra Giovanile della Via Emilia, il M° Sebastiano Rolli, che dirige senza spartito e che ottiene il vero successo musicale della serata, acclamato ed applaudito già ad inizio spettacolo dai concittadini.
“Un ballo in maschera” assolutamente riuscito e complimenti al Teatro Regio di Parma per il suo grande trionfo.
Fabiola Di Blasi