Dedicato a Marta, Joseph, Sara ed Andrea

Lo ammetto: avevo preparato un altro articolo; stanotte in quel di un momento artisticamente rivelante ho avuto l’illuminazione sul 3° enigma, rivalutando così la mia visione dell’Opera e cercando di attualizzarla.

La cosa che più mi ha colpito è che la storia d’amore tra Calaf e Turandot è, in realtà, assolutamente basata sul rispetto. “Com’è possibile??”.

Partiamo dall’inizio.

Siamo in quel di Pekino “ai tempi delle favole”, è una normale nottata di puro terrore dove le guardie percuotono il popolo, spaventato anche dal Mandarino che sopraggiunge ad intimorirlo e a ricordare il volere di Turandot. Il popolo, per paura di essere messo a morte, asseconda la sete di sangue della principessa. Nel frattempo, però, si incontrano Calaf, Timur (suo padre) e Liù (direi serva più che schiava). La famiglia si riunisce dopo anni grazie a Liù che ha aiutato Timur in esilio, perché una volta, nella reggia, le aveva sorriso. N. B. Calaf è un Principe spodestato.

Il Principe di Persia va a morire e in quell’occasione Calaf vede Turandot. Amore a prima vista. E bello forte anche. Liu e Timur cercano di farlo ragionare ma lui soffre senza di lei: “io soffro padre soffro”. Vuole tentare di risolvere i 3 enigmi. Arrivano anche Ping, Pong e Pang e cercano di farlo ragionare, invano. Quindi Calaf percuote 3 volte il Gong in modo da accettare la sfida di Turandot. Anche lei lo vede in questa occasione. Fine 1° atto.

Il 2° atto inizia con il terzetto di Ping, Pong e Pang. Devono preparare i funerali ma anche il matrimonio nel caso Calaf vincesse. Parlano di Calaf e di tutti i 12 principi che prima di lui hanno fallito.

Si apre la reggia arrivano i sapienti, Ping Pong e Pang. L’imperatore Altum parla a Calaf e gli dice che non ha alcuna intenzione di metterlo a morte. È stanco di queste atrocità. Calaf può ripensarci 3 volte, per 3 volte risponde “Figlio del Cielo io chiedo d’affrontar la prova”. Torna il Mandarino a ricordare quali sono le regole del gioco. Ed eccola la Principessa. Spiega che mille anni fa il Re dei Tartari conquistò la Cina e la sua ava, la principessa Lou Ling, fu violentata e uccisa. Quindi Turandot si vendica sui giovani principi.

Scena degli enigmi. La speranza. Il sangue. E?
Gelo che ti dà foco
E dal tuo foco più gelo prende!
Candida ed oscura!
Se libero ti vuol
Ti fa più servo.
Se per servo t’accetta,
ti fa Re!” “Turandot”. Ok si è vero è la risposta giusta. Ma ragionate: chi è Turandot? È una donna che non vuole assolutamente sposarsi.

Dimmi il mio nome prima dell’alba e all’alba morirò”. L’uomo che si inginocchia al cospetto della donna. Turandot ha l’occasione di ristabilire l’ordine delle cose.

Fine 2° atto.

Inizio 3° atto.

Araldi: “Così comanda Turandot: <Questa notte nessun dorma in Pekino! Pena la morte, il nome dell’Ignoto sia rivelato prima del mattino! Questa notte nessun dorma in Pekino!>”. Lei ci prova: non vuole sposarsi e in gioco c’è la dignità di ogni donna o forse è tutto un piano?

riflturandot2Lui innamorato nei giardini del palazzo è lì, sotto la sua stanza che le dedica la “serenta al chiaro di luna” più bella di sempre. Mi immagino Turandot nei panni di Giulietta finché lui è lì sotto “… Ma il mio mistero è chiuso in me… “ come dire “tra tante io ho scelto te” (povero illuso), lei invece “Oh Ignoto, Ignoto, perché sei tu Ignoto? Non rinnegare tuo padre e accetta il tuo nome oppure, se non vuoi, giura che sei mio e smetterò io d’essere una Principessa“.

Ping, Pong e Pang arrivano con la prova di fedeltà: Donne? Oro? Quello che vuole basta che se ne vada. “Inutili preghiere, inutili minacce, crollasse il mondo voglio Turandot!“. Ed ecco giunti alla morte di Liù, la seconda donna dell’Opera, fedele e innamorata del principe. Una delle due deve cedere e sparirà dalla vita di lui.

Turandot assolutamente non vuole sposarsi e baciarlo è sacrilegio. E lui continua “ma io ti amo, ma io ti voglio”. Poi lei gli chiede “come hai fatto a vincere?“ e piange. È quasi l’alba ossia il tramonto di Turandot. Lui risponde “l’amore nasce col sole” e aggiunge che è bellissima anche quando piange. Poi lei decide di rivelarsi: “c’era negli occhi tuoi la luce degli eroi. C’era negli occhi tuoi la superba certezza… e t’ho odiato per quella… e per quella t’ho amato”. Lui contentissimo risponde “Sei mia! Mia!“. Lei lancia l’esca: “Questo, questo chiedevi. Ora lo sai. Più grande vittoria non voler, parti straniero col tuo mister!”. Lui ci casca pienamente “io son Calaf figlio di Timur!“. Le trombe squillano: è l’alba. Calaf non teme la prova anzi dopo il “Calaf davanti al popolo con me“ di lei, lui risponde “Hai vinto tu!” ed è l’ultima cosa che Calaf dice nell’Opera. Si consegna a lei qualunque sia la sua condizione. “Padre celeste conosco il nome dello straniero! Il suo nome è Amor!“ che è quello che facciamo tutti: chiamare la nostra dolce metà “Amore”.

Turandot in realtà aveva solo paura: cercava una sicurezza. Il loro rapporto è costruito sul rispetto: dove Turandot ha fallito, lui le ha dato un’altra possibilità. Dove lui si è fidato lei lo ha ripagato con altra fiducia. L’amore è un gioco di squadra: rispettiamo le donne, trattiamole bene! Dietro ogni grande uomo c’è una grande donna! L’uomo senza la donna è perso. La donna è il bene più prezioso che noi uomini abbiamo!
E forse sono solo loro capaci di illuminarci davvero… l’Arte è donna.

Massimiliano Mazza