Cari lettori, bentrovati nella rubrica “Il pensiero dell’appassionato”, dedicata al pensiero di chi va a teatro. Questa volta approfondiremo un aspetto che spesso viene discusso tra il pubblico appassionato e non, che aizza gli animi e spinge gli spettatori ad allearsi creando delle vere e proprie faide interne: le regie d’opera.
Eterno è il dilemma e la questione: sono più belle e da privilegiare le regie tradizionali, rispettose di scene ed indicazioni del libretto, o le regie moderne, attuali, che contestualizzano la storia dell’opera magari introducendo idee innovative e sfruttando le migliori tecnologie messe oggi a disposizione dai teatri? Va fatta, comunque, una precisazione in merito al termine “regia”: molto spesso si confonde la scenografia, quindi scene e costumi con la regia, quando in realtà esse possono essere separate, ovvero concepite da due artisti e maestri diversi. La regia muove i cantanti, attori, comparse, cercando di attuare delle idee all’interno di un preciso allestimento. Molto spesso, ed è per questo che si parla di un tutt’uno quando si parla di regia, lo stesso regista concepisce anche scene e costumi. Un esempio lampante lo è stato Franco Zeffirelli, dove egli stesso curava ogni singolo dettaglio, ogni particolare e movimento, oltre che le scene.
Resta il fatto che non esiste una risposta giusta alla domanda che ci siamo posti, poiché ciascuno ha una propria propensione, una propria sensibilità e attenzione verso un tipo di spettacolo piuttosto che per un altro.
Sentiamo però che ne pensano alcuni personaggi “del mestiere” in merito a questa eterna diatriba.