Sono quasi vent’anni che indosso il mondo del teatro dell’opera.
Il mio primo incosciente backstage risale ai primi cinque anni di vita dove mia madre, impegnata con i costumi di uno spettacolo, non sapendo dove lasciarmi, mi ha parcheggiata in un camerino facendomi il regalo più bello della mia vita.
Quello che lei pensava essere un dispetto nei miei confronti, io lo vivevo come un pass par tout per ciò che avrebbe influenzato il mio modo di vedere la vita da un altro punto di vista: quello da dietro le quinte.
Quell’osservare le persone che davanti a te si trasformano e che di fronte al pubblico mostrano un’altra faccia, né più bella o più brutta. Semplicemente quella dell’artificio che crea il teatro.
Una cosa che spesso faccio, inizialmente nata per gioco e poi trasformatasi anche in lavoro, è prendere le persone per mano e portarle a vedere alcuni spettacoli assieme a me per il semplice gusto di registrarne le loro reazioni. Leggere le emozioni sul viso di chi non è avvezzo a queste occasioni e raccontarne l’emozione provata che non sempre deve essere positiva.
Questo sto facendo attraverso l’articolo: raccontare un folle fine settimana, su è giù per l’Italia, con chi di teatro musicale proprio non ne voleva sapere.
Conosco A. da più di quattro anni, diverse vite, opinioni divergenti. Ma affetto e stima che con gli anni sono semplicemente aumentati. Lui ha fatto prima la storia della moda italiana, rendendola grande in una piccola realtà, per poi passare all’industria dei veicoli di lusso, a quattro ruote.
Uomo d’affari che sulla cultura ne amava investirci ne scommetterci. Immaginabile il divertirsi.
Con lui si parla di calcio, sport in generale, che spesso ha sponsorizzato. Si parla di showbiz prevalentemente legato alla musica pop e ai talent show, spettacoli che segue regolarmente.
Più volte gli ho proposto di sostenere progetti culturali e puntuali e limpidi sono sempre stati i suoi No.
“Non mi porta utile. Devo vendere, non fare beneficenza”.
L’ho accusato di esser prevenuto, di non conoscere la materia e la sua risposta pronta è stata il raccontarmi di quando finanziò alcune stagioni di un celebre festival estivo, inserendosi come sponsor, del quale provava solo noia e indifferenza.
Lasciandolo parlare scoprii perché: nessuno che lo avesse accolto facendolo sentire parte di un progetto. Dandogli quel calore di casa che il mondo degli affari spesso, troppo spesso, sa mettere abilmente da parte.