C’è la credenza che uno strumento musicale sia fatto da 4 assi di legno ed un paio di viti. Oppure l’esatto contrario: tutti gli strumenti sono degli Stradivari troppo costosi o troppo difficili da suonare. In realtà non esistono strumenti più o meno facili da suonare: esiste solo la voglia di studiare. #timetopractice.
Esistono infiniti tipi di strumenti: alcuni sono vere e proprie icone della liuteria tipo Il Cremonese di Stradivari o la Fender Stratocaster, altri invece non sono così tradizionali tipo: violini elettrici, violini a 5 corde o costruiti con legni particolari tipo l’ulivo, a differenza dei classici acero e abete. Ma pensate che a suo tempo non esistevano né spalliera né mentoniera. Perché questo? Perché qualcuno ha messo in moto “il criceto” e ha ottenuto qualcos’altro, per esempio l’archetto usato oggi esiste “solo” dal ‘700. Ciò che è un classico oggi, ieri era una novità. È necessario sperimentare, l’ipse dixit va abolito. E in orchestra se ne vedono di tutti i colori: da strumenti molto simili al Martello di Thor-Mahelr, alle trombe egizie di Aida. Esperimenti falliti? Non direi.
Inoltre vi sono differenze sullo stesso strumento non solo per i materiali che compongo, ma per forme, dimensioni, suono, intonazione ed uso. Pensate a clarinetto, clarinetto basso, clarinetto basso in Sib… oppure i Muse: Matt Bellamy dei Muse ha deciso di unire ad una chitarra una centrale nucleare, un pc e pure una console per farla breve ma che sound inconfondibile. Si potrebbe dire che anche la cara e vecchia chitarra elettrica di Chuck Berry sia giunta alla fine; tuttavia non bisogna guardare alla modernità come fosse un qualcosa di sbagliato, come se fosse veramente il male, come se West Side Story fosse una blasfemia: prima di giungere al pianoforte c’era il fortepiano e pure Mozart era punk. È giusto essere rivoluzionari, ma non bisogna dimenticare le proprie origini come non bisogna esclusivamente vivere nel passato.
Massimiliano Mazza