Note stonate a scuola

 

La musica ha migliaia di pregi. Chiunque pratichi questa disciplina o ami ascoltarla sa di cosa sto parlando. L’attenzione di questo articolo però è rivolta alla capacità della musica di possedere un linguaggio unico, che non prevede distinzioni. Le melodie sanno unire popoli, parlano a persone di diverse nazionalità, la musica si rivolge indistintamente al ricco e al povero, al vecchio e al giovane. Certo, ognuno la percepisce in un modo soggettivo e personale, ma le note musicali sono generose, colpendo anche le persone che sembrano più restie. Non parliamo solo dell’opera: qualsiasi genere musicale riesce a trovare il suo pubblico e impressionare alcuni spettatori, generando commozione e affinità emotiva.

Proprio per questo, la musica sarebbe uno strumento perfetto da applicare al contesto che dovrebbe essere il più democratico di tutti: l’istruzione. Spesso, nelle scuole italiane, la musica rischia di essere svilita in quanto materia secondaria, limitata solo ad alcune età scolastiche e vista molto più spesso come una perdita di tempo, invece che un’importante opportunità formativa ed educativa.

Infatti, non si dovrebbe parlare solamente dell’insegnamento propedeutico della pianola o del flauto dolce o di imparare blandamente la storia della musica. Al contrario, le ore dedicate a quest’arte dovrebbero essere viste prima di tutto come l’insegnamento di un linguaggio inclusivo, un mezzo di coinvolgimento e di costruzione della sensibilità individuale e collettiva.

 

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