Questa terribile pandemia continua a fare il suo corso e l’Italia continua ad essere bloccata. La vita da più di un mese è concentrata nelle abitazioni di ognuno, la vita lavorativa è stata annullata per molti. Altri più fortunati hanno la possibilità del così famoso smart working. Gli artisti, gli attori, i musicisti, i cantanti, sono lontani dai loro amati Teatri. Quasi la totalità dei lavoratori dello spettacolo non ha una prospettiva, non riesce ad immaginare quando i teatri potranno riaprire, quando potrà ricominciare quindi la propria attività lavorativa. Questo naturalmente vuol dire vivere un disagio umano ed economico di notevole impatto vista la durata e il perdurare di questi eventi. Come far fronte dunque a questo periodo così difficile? È argomento di dibattito molto acceso. La musica è dal vivo. Il teatro è dal vivo. Questi gli slogan che si leggono sempre più spesso sui social degli artisti o di qualche istituzione. Sì, la musica è se è dal vivo. Sì, il teatro è se è dal vivo. L’odore del teatro manca a tutti, gli applausi anche. Il punto ora è che lo spettacolo dal vivo è vietato. Il punto ora è che i teatri non si possono riaprire, il pubblico non può occupare una sala, una piazza, una chiesa, un auditorium. E se questi luoghi venissero riaperti al pubblico tra diversi mesi, chi vive di musica e di teatro nel frattempo cosa fa? La non riapertura temporanea di un Teatro molto grande è una calamità ma forse non è irrimediabile. Ma la chiusura per lungo tempo di un soggetto più piccolo, è un lutto. Cosa fare quindi?