Nell’Ottocento il balletto guadagna tutte le caratteristiche che conosciamo ancora oggi: ballare sulle punte, l’impressione della leggerezza e della facilità del movimento, il tutù, le ballerine che vengono identificate con personaggi come silfidi o fate. Tutto questo riguarda solo le danzatrici perché, durante questo periodo, i danzatori perdono importanza.
Il Romanticismo arriva anche nella danza, dopo la letteratura – che produce degli spunti per i soggetti dei balletti –, le arti e la musica. È dalla fine del Settecento e dall’inizio dell’Ottocento che nascono alcuni elementi del balletto romantico, come le scarpine che permettono alle ballerine di danzare in punta di piedi. Sono soprattutto due i motivi del Romanticismo presenti nel balletto: l’inclinazione per l’irrazionale e il misticismo, per esempio i soggetti soprannaturali come ninfe, demoni o silfidi; gli ambienti esotici, in epoche passate ed in luoghi particolari.
Nello scorso capitolo abbiamo parlato di Pierre Gardel e della sua direzione all’Opéra di Parigi. Il suo essere così conservatore ha ritardato l’avvento del Romanticismo, che si trova solo nei “teatri di boulevard” – dove, per esempio, troviamo rappresentato il melodramma e dove si realizzano i primi effetti illusionistici – nei quali nascono nuovi coreografi come Jean Coralli (nel 1828 mette in scena un balletto di silfidi in un adattamento del Faust di Goethe), Jean Aumer, Jules Pierrot e Joseph Mazilier. Incredibilmente, anche l’avvento delle lampade a gas ha permesso degli effetti luminosi, come l’effetto della luce lunare, che le lampade ad olio non rendono possibile. Mentre Londra ha l’illuminazione a gas nel 1817, a Parigi arriva nel 1822.