Il 13 novembre 1868 moriva a Passy, nei pressi di Parigi, il grande compositore pesarese Gioachino Rossini.
Quattro giorni dopo, in una lettera per il suo editore Ricordi, Giuseppe Verdi propose di coinvolgere i più grandi musicisti del tempo per scrivere un Requiem in onore dell’illustre Maestro appena scomparso.
Tra mille difficoltà, polemiche e selezioni accanite, si arrivò alla rosa dei tredici prescelti a ciascuno dei quali venne affidata una parte della composizione: Antonio Buzzola– Requiem e Kyrie; Antonio Bazzini – Dies irae; Carlo Pedrotti – Tuba mirum; Antonio Cagnoni – Quid sum miser; Federico Ricci – Recordare Jesu pie; Alessandro Nini – Ingemisco; Raimondo Boucheron – Confutatis maledictis; Carlo Coccia – Lacrimosa e Amen; Gaetano Gaspari – Offertorio; Pietro Platania – Sanctus; Lauro Rossi – Agnus Dei; Teodulo Mabellini – Lux aeterna; Giuseppe Verdi – Libera me, Domine.
Verdi riservò per sé il grandioso finale, che poi rielaborò per riutilizzarlo nella sua famosissima Messa da Requiem del 1874 composta per la morte di Alessandro Manzoni (1873); ma a parte lui, oggi tutti gli altri compositori sono quasi sconosciuti ai non addetti ai lavori. Ai tempi però essi rappresentavano il meglio in attività e vennero scelti per rappresentare l’Italia e l’italianità in omaggio a Rossini, che aveva dato lustro al nostro Paese e alla nostra cultura in tutto il mondo.
La Messa avrebbe dovuto essere rappresentata il 13 novembre 1869 a Bologna ma, come spesso accade, qualcosa andò storto e la rappresentazione non ebbe luogo, e della partitura si persero addirittura le tracce. Il mistero più fitto cadde sulla vicenda fino al ritrovamento del materiale avvenuto ad opera del musicologo David Rosen nel 1986, ben 120 anni dopo!
La Scala ed il Maestro Chailly hanno dunque deciso di rendere omaggio al grande Rossini in occasione del 150esimo anniversario della morte, che sarà celebrato il prossimo anno, aprendo la stagione sinfonica del teatro milanese proprio con questa Messa a lui dedicata.
L’occasione è storica, perché mai un’orchestra ed un direttore italiani hanno eseguito prima quest’opera, un paradosso se si pensa alle ragioni per le quali era nata. La Decca realizzerà un CD del concerto, ma io non potevo mancare al live, perché per l’occasione sono stati scelti solisti d’eccezione: Maria José Siri, Veronica Simeoni, Giorgio Berrugi, Simone Piazzola e Riccardo Zanellato.
La prima del 10 novembre è già stata trasmessa in diretta nazionale su Radio 3, ma stasera l’atmosfera che si respira in teatro è quella dei grandi eventi: tensione, adrenalina, gioia. E poi ho il posto nel palco reale, dove si sono seduti i grandi della lirica e non; occasione più unica che rara.
La Messa è meravigliosa, con dei momenti davvero commoventi. Si sente il sacro quanto l’operistico. Tutta la melodia della tradizione e del melodramma italiano traspare da queste pagine. Chailly tiene salde le redini di una partitura che potrebbe risultare insidiosa per la sua apparente eterogeneità e i solisti risolvono abilmente le difficoltà delle rispettive parti. I miei momenti preferiti? Il “Requiem e Kyrie” iniziali affidati a coro e orchestra e l’aria per il basso, un “Confutatis maledictis” intensissimo. Il silenzio che precede il Voca me fa parte dei momenti più estatici e significativi che io abbia mai sentito. La cantabilità, la nobiltà e l’eleganza impresse alle frasi dal basso Riccardo Zanellato vanno di pari passo con l’autorevolezza acquisita dall’artista, dopo le sue numerosissime interpretazioni del più famoso Requiem verdiano.
Il “Libera me” termina l’esecuzione, anticipando quello che sarà poi il capolavoro del cigno di Busseto. Serata incredibile che era iniziata ed ora si chiude ringraziando sempre lui, il nostro immenso Giuseppe Verdi.
Samuela Solinas