QUANDO I PERSONAGGI MANTENGONO LA DISTANZA DALLA REALTÀ

Gioachino Rossini, per la sua personalità e le sue opere sempre brillanti, è sicuramente uno dei compositori più conosciuti. Anche chi non è appassionato del mondo operistico sa chi è Figaro, il furbo barbiere di Siviglia, o magari conosce la famosa tarantella del compositore pesarese cantata da Pavarotti, o ancora ha sentito -anche senza saperlo- qualche ouverture usata come colonna sonora di uno spot pubblicitario.

Insomma, Rossini è senza dubbio nel DNA di ogni italiano. Ma come mai molti amanti del genere non apprezzano le sue musiche quanto quelle di altri compositori? Per quale motivo Verdi e Puccini risultano molto più accattivanti e intensi, mentre anche le opere serie di Rossini raramente ci portano alla commozione?
La musica a teatro, accompagnata da recitazione e scenografia, non lascia mai indifferenti: pensiamo a trame come Lucia di Lammermoor, Traviata, Carmen, Madama Butterfly. Queste opere sono tutte composte da autori diversi, ma l’intensità drammaturgica di ognuna di esse fa sì che, chiuso il sipario, almeno una lacrimuccia appaia sul nostro volto, oppure si formi un piccolo nodo in gola. Raramente si riesce a rimanere indifferenti davanti a tali melodie e personaggi così profondi. Perché con Rossini non succede? Perché i personaggi sembrano sempre così distanti dalle emozioni che cantano?
Da bravo rossiniano non posso che chiedermelo: le melodie del pesarese mi affascinano e mi entrano nelle orecchie, ma ogni volta che, parlando con amici e colleghi, mi trovo a voler difendere il mio caro Gioachino dalle critiche, faccio sempre fatica a “salvarlo” dalle accuse di avere personaggi stereotipati o modi di cantare poco attinenti alle emozioni espresse.

La risposta che dopo varie riflessioni mi sono dato è che forse non c’è da difenderlo, forse è proprio così. Ma allora vuol dire che non vale la pena apprezzarlo? Certo che no, basta capire che questa corrispondenza emotivo-musicale non era quello che cercava nei suoi melodrammi.
Per quanto Rossini abbia rivoluzionato il mondo dell’opera, configurando una forma standard per i pezzi chiusi e nobilitando anche il genere comico, dobbiamo ricordarci del periodo durante il quale è vissuto e ha composto. Le sue opere furono scritte sostanzialmente tra il 1806 (Rossini aveva solo 14 anni quando ha iniziato a comporre la sua prima opera!) e il 1829. Quello che a noi sembra uno stile fresco e brillante era pur sempre figlio del Settecento, con le celeberrime “arie con da capo” delle opere serie, arie che davano la possibilità ai cantanti di sfoggiare la loro bravura e la loro creatività, attraverso l’improvvisazione di variazioni alla melodia attraverso colorature e fioriture.

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