Questo mese OperaLibera e OperaLife vi propongono una scommessa: “si può dare vita ad un’opera con pochi elementi orchestrali e scenici?” La risposta è sì, scoprite tutto nella nostra recensione di “Rigoletto e la maledizione” in scena a Busseto per il Festival Verdi 2022.

“Sono stato, sono e sarò sempre un paesano delle Roncole” scriveva Giuseppe Verdi nel 1863: il legame fra il Maestro e la sua terra è innegabile e percorre tutta la sua vita. Dalle Roncole, frazione che ancora oggi conserva la casa natale del musicista, in soli cinque chilometri ci si ritrova a Busseto, cittadina dove Verdi ha vissuto e dove ha incontrato il generoso mecenatismo di Antonio Barezzi. Ancora oggi si può visitare l’abitazione che ha accolto per anni il compositore e la sua prima moglie, Margherita, figlia di Barezzi e si può spesso sentire risuonare l’immortale musica verdiana nel piccolo teatro cittadino. Una storia di amore e odio fra il compositore ed i bussetani, amati perché parte della sua vita e della sua formazione di uomo e artista, odiati per i pettegolezzi spesso troppo invadenti sulla sua vita privata. La costruzione del teatro bussetano è esempio di questo rapporto tormentato: Verdi offre ben 10000 lire per la sua costruzione, che ritiene, però, fin da subito inutile tanto da non presenziare alla serata inaugurale nel 1868. Un teatro di soli 307 posti, derivato dal riadattamento del teatro di corte della duecentesca Rocca Pallavicino, un gioiello italiano progettato dall’architetto Pier Luigi Montecchini, ornato dalle sculture di Giovanni Dupré, dalle pitture di Giuseppe Baisi, Alessandro Malpeli e Gioacchino Levi.

 

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