I concerti “Le vie dell’amicizia”, il progetto creato dal Maestro Riccardo Muti per unire culture diverse attraverso la musica compie oggi vent’anni. L’ensemble fa tappa a Teheran ed in seguito a Ravenna, l’8 Luglio 2017. Il palazzo de André è sold out e il colpo d’occhio è impressionante: 4000 persone unite, con gli occhi rivolti al piccolo palcoscenico in attesa del Maestro. L’emozione è palpabile.

Coro ed orchestra sono rallegrati dai veli colorati indossati dalle donne e nutritissima è la presenza di giovani e giovanissimi dell’Orchestra Luigi Cherubini. Il programma è tutto verdiano, con le opere più amate: I Vespri SicilianiDon CarloSimon BoccanegraMacbeth e La Forza del destino.

Dalle prime note mi commuovo, non per la qualità dell’esecuzione bensì per la sua intensità. Vedere quei ragazzi suonare con tutta la passione che possiedono, seguire con ammirazione e reverenza un direttore di quel calibro, impegnarsi e gioire a fondo nel fare musica insieme. Penso agli studi e ai sacrifici che hanno dovuto fare per essere qui stasera, e quindi alla loro soddisfazione. Il risultato ha del miracoloso. Il Maestro Muti è riuscito ad unire i giovani dell’Orchestra Cherubini a professori d’orchestra di Teheran e di varie fondazioni liriche italiane; chiunque abbia idea di cosa significhi dirige un’orchestra non può rimanere indifferente (per info potete leggere il mio articolo “La figura del Direttore d’Orchestra” a questo link: https://goo.gl/FFhHNa).

Alle prime note della sinfonia de “I Vespri Siciliani” ho i brividi. Tutto l’ardore italico viene fuori, una tempesta di sentimenti; le trame delle opere che amo racchiuse in un’unica composizione musicale. Amore, passionalità, rancore, vendetta, furore della battaglia e dell’amor di patria.

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La parte vocale è affidata ai migliori solisti italiani attualmente in carriera, il meglio delle rispettive categorie: il tenore Piero Pretti, il baritono Luca Salsi ed il basso Riccardo Zanellato. Tutti e tre sono in splendida forma questa sera. Si apprezza di Pretti il bellissimo timbro e lo squillo. Salsi delinea un Macbeth perfetto, ricco di partecipazione emotiva. La sua è una grande interpretazione. Ascoltando l’aria principale si capisce quanto egli ami il personaggio, quanto l’abbia interiorizzato. L’accento è coinvolgente e l’artista estremamente comunicativo. Il basso Zanellato incanta i presenti per la morbidezza della linea di canto, l’emissione perfetta e la completa padronanza del proprio mezzo vocale. Impressionante la resa dell’aria “Oh tu Palermo”; l’artista è indubbiamente pronto per debuttare il ruolo. Commovente ne “Il lacerato spirito” dimostra una perfetta intesa con il Maestro Muti.

La platea è nel complesso un po’ fredda, forse perché composta principalmente da alte cariche istituzionali. Il bello avviene sugli spalti laterali, dove sono io, dove i biglietti costano di meno, i portafogli sono meno gonfi, ma maggiore è l’entusiasmo e l’amore per quest’arte. Qui il tifo si scatena; le mani bruciano dal tanto applaudire e le tonsille, dal troppo gridare, le abbiamo già perse da un pezzo! Già, perché per un’ora e mezza dimentico tutto, trasportata da un flusso di sensazioni, connessa con la parte migliore di me, quella che non si vergogna di arrossire, di piangere per la bellezza di ciò che sente, fuori sul palco e dentro di sé.

Samuela Solinas