Busseto. La piazza è vuota. Il tempo qui sembra si sia fermato, e la statua imperturbabile del Maestro continua a contemplare la piazza oggi come allora. È qui sopra, su questo piedistallo, dal 1913, centenario della nascita.
Ha l’aria distesa, rilassata, un po’ compiaciuta – come negarglielo – delle proprie fortune e della propria fama, guadagnata da Nabucco, l’opera del trionfo iniziale, a Falstaff, l’opera estrema.
Di fronte al suo monumento, dall’altra parte della piazza, si trova il palazzo di Antonio Barezzi: la casa in cui venne accolto da ragazzino dal mecenate che aveva scommesso su di lui. Nella stessa via, più avanti, c’è palazzo Orlandi, in cui venne a vivere per qualche anno, tra lo scandalo dei suoi compaesani, con Giuseppina Strepponi. Alle spalle, all’interno della Rocca dei Pallavicino, i signori di un tempo, c’è quel Teatro Verdi che costruirono in suo onore e che lui non voleva perché lo considerava troppo dispendioso. Seguendo la linea del suo sguardo e allargandoci verso la campagna, da una parte si trova la distesa dove sorge Villa Verdi, a Sant’Agata; dall’altra, in direzione opposta, si arriva alle Roncole, il villaggio di nascita alle porte del paese, da dove ha inizio tutta la storia…

Parma, Busseto e le terre verdiane: ogni angolo ci parla di lui e della sua musica intramontabile. Ed è in questi luoghi che prende vita da XIX edizioni il Festival Verdi. Un Festival che si sviluppa per tutta la durata del mese di ottobre, mese della sua nascita, completamente dedicato a Verdi, “il cigno di Busseto”, come spesso viene chiamato.
Ogni giorno vengono proposti eventi, concerti e appuntamenti nei luoghi e nelle vie della città di Parma e Busseto. E così ci si trova catapultati in un’atmosfera tutta verdiana, si respira quella passione musicale sanguigna, tipica degli appassionati parmigiani.

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