Succede anche questo in tempo di pandemia, che ci si debba occupare degli aspetti economici che riguardano la nostra arte. Ma lo dobbiamo ammettere, a noi musicisti non piace occuparci di questo perché l’arte è una cosa sacra e seria da salvar e “sì sono un musicista e… come vivo? Vivo!”
È notizia di questi giorni l’approvazione del famosissimo decreto rilancio. Al suo interno ci sono manovre finanziarie e disposizioni economiche, alcune di queste disposizioni riguardano il Fus. Il Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS) è stato istituito nel 1985 ed è disciplinato da un decreto del 2017. Vi si accede presentando un progetto triennale. Ogni 12 mesi, il Ministero soppesa i dati qualitativi e quantitativi forniti dai potenziali beneficiari, dati che vanno dal numero di spettacoli programmati alla loro rilevanza artistica, e in base ad essi ripartisce il fondo. Nel bilancio di moltissime istituzioni musicali italiane, il FUS è questione di vita o di morte. Per quel che concerne le fondazioni lirico-sinfoniche, la ripartizione per il 2020 e il 2021 verrà calcolata sulla base della media dei punteggi assegnati per il triennio 2017-2019, mentre per il 2022 i criteri di ripartizione saranno adeguati tenendo conto dell’attività svolta a fronte dell’emergenza Covid-19, delle esigenze di tutela dell’occupazione e della riprogrammazione degli spettacoli. Per le attività di spettacolo dal vivo diverse dalle fondazioni lirico-sinfoniche nel 2020 sarà erogato un anticipo del contributo pari all’80% di quanto ricevuto nel 2019. Il restante 20% verrà erogato in base alle attività svolte a causa dell’emergenza Covid-19, della tutela dell’occupazione e della riprogrammazione degli spettacoli. In questo contesto, alcune delle più importanti personalità del mondo della musica si stanno mobilitando affinché si possano riaprire i luoghi di spettacolo, naturalmente seguendo le attuali normative. Naturalmente è una questione annosa da affrontare e per ora non si parla di prossime riaperture.

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