Inserire parole su un suono.
L’apparente semplicità è un’illusione talmente ben orchestrata da far impallidire i migliori illusionisti.
Mi spiego meglio con un esempio: provate a recitare le prime righe del “Inferno” di Dante, a ritmo di “We will rock you” dei Queen. Sentirete che in alcuni punti, come si suol dire, “non ci stà”, ”non è la sua”, ed infatti suona male. È come il tassello di un puzzle leggermente deformato. Evidentemente non è il pezzo giusto.
Questa leggera deformazione manda in crisi tutto il sistema. Nel nostro caso, il tassello, è il ritmo. Non esiste solo in musica, ma bensì è uno dei pilastri portanti della poesia.

Come tutti sapete, la “Divina Commedia” è un poema allegorico didascalico scritto in terzine,con rima incatenata, di ENDECASILLABI. Cercando di non dileguarmi troppo nell’affascinante mondo della metrica, questo vuol dire che l’ultimo accento cade sulla 10ma sillaba. Si, l’accento.
Sempre in metrica, il ritmo di un verso è dato dalla disposizione degli accenti sulle sillabe, quindi è l’alternanza tra le sillabe toniche (accentate) e sillabe atone (non accentate) che sancisce l’andamento del verso stesso. Si parla di sillabe metriche perchè non sempre corrispondono alle sillabe grammaticali.
Tornando a Dante ed ai Queen: non sto dicendo che non sia possibile mettere a tempo Divina Commedia e We will rock you, ma suona male, farete fatica, dovrete accellerare o rallentare perchè dovrete far coincidere i due ritmi: quello metrico e quello musicale. Quindi non reciterete con sentimento perchè andrete a sacrificare la metrica dantesca. È questo il concetto che deve esserie chiaro: bisogna rispettare e non sacrificare.

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Come sappiamo l’Opera non è proprio come il capolavoro di Brian May, accellera, rallenta, cambia tempo spesso di conseguenza varia la posizione degli accenti frequentemente quindi è molto difficile far coincidere i due ritmi. Ecco perchè collaborare con dei bravi librettisti,o parolieri, è essenziale durante la composizione di un’opera. Sono dei veri e propri poeti: Antonio Ghislanzoni è stato l’autore di molti versi di Aida e non solo del libretto.
Parlando di Verdi, come dichiarato dall’amica e collega Lavinia Soncini nel suo articolo “Viva Verdi”: “Muti spiega che Verdi ha composto a completo servizio della parola”. Questo perchè tra poesia e musica deve esserci un equilibrio.

Esempio (im)probabile: in occasione del suo 77esimo compleanno, una challenge tra il Maestro Placido Domingo, auguri Maestro, ed Eminem.
Devono cantare, ognuno col proprio stile, all’altezza che preferiscono, la parola “endecasillabi” . PERÒ, musicalmente parlando, la nota dovrà valere un quarto a 120 bpm. Per Eminem sarebbe tutt’altro che difficile. E se abbassiamo i bpm a 10? Il vantaggio sarebbe tutto del Maestro.
Questo perchè le parole hanno un loro tempo, che non dipende né dal metronomo né dalla bacchetta; vanno pronunciate, o cantate, correttamente, con la giusta dose di sentimento, rispettando pause ed accenti. Per sperimentare cosa vuol dire cambiare anche un solo accento: ”un bel dì vedremo” da Madama Butterfly di Puccini. Benjamin F. Pinkerton canta “affonda l’ancora alla ventura”. Ascoltate, poi cercate di immaginare come sarebbe musicalmente, se nominasse l’avverbio anziché l’utensile navale.

È un vero e proprio miracolo quando si incontrano queste due discipline artistiche, non trovate?
Ma quando si avvera il miracolo? Cosa succede?
amnerisMi piace pensare che in qualche modo cambi il mondo, e forse così lo è, almeno per qualcuno. Pensate a brani come “Imagine”di John Lennon. Poesia. E Musica. Che si fondono per comunicare un messaggio, un sogno, una speranza. O il “Nessun Dorma”. Si, il “Nessun Dorma”, per me è la dichiarazione d’amore più bella che si possa cantare ad una ragazza, e lo farei se fossi tenore ed intonato, scherzando, per questo scrivo poesie.

E che mi dite di Aida? “L’anatema del mio cuore straziato su di voi scenderà”. Amenris urla ai sacerdoti, nella scena de “il Giudizio”, IV atto, questa dannazione d’amore, mi trasmette una sensazione quasi di pietà per la figlia del Faraone. Raffigurando il sentimento: è la Morte che chiede perdono alla Vita perchè si è pentita di aver colto il fiore più bello del suo campo.

Oppure, chiudendo come l’apertura, “The Show must go on” dei Queen. L’ultima canzone dell’ultimo album, tutti e quattro insieme. Il testamento di Freddie Mercury. Mi ha insegnato che nonostante tutte le cadute bisogna rialzarsi, nonostante la stanchezza o la svogliatezza bisogna fare le cose fatte bene. Mi ha insegnato che nonostante tutte le sfortune o le situazioni delicate in cui io possa trovarmi, questo meraviglioso show, che è la mia vita, deve andare avanti.
Quando la musica incontra la poesia nasce la magia.

Massimiliano Mazza