Il premier Draghi ha annunciato la riapertura degli stadi di calcio al 25% della capienza, in occasione degli Europei 2020, spiazzando tutti dato l’andamento drammatico dei contagi e le misure più stringenti poste in atto in questi giorni.
Perché gli stadi sì e gli altri no?
Questa la domanda che ha dato il via alla protesta, che nasce ovviamente da teatri, cinema e sale da concerto, le quali sono ancora chiuse, nonostante i lavori per la messa in sicurezza, con la conseguente crisi del settore dell’intrattenimento.
Sembra che siamo di fronte ad una farsa, come sostiene il CEO della FIMI (Federazione dell’Industria Musicale Italiana), che si chiede il perché si dibatta per poter consentire i concerti all’aperto con massimo mille persone, ma poi si consenta la capienza di 16 mila allo stadio Olimpico.
In risposta, il ministro della cultura Franceschini, in relazione alla differenziata presenza di pubblico tra eventi sportivi e culturali, ha chiesto l’attuazione delle stesse regole degli stadi anche per i concerti e gli spettacoli, nel caso dovessero essere consentiti eventi sportivi con pubblico.
Continuano intanto le proteste dei lavoratori dello spettacolo: a Roma, una nuova manifestazione si è conclusa con l’occupazione del Globe Theatre di Villa Borghese, solo l’ultimo di una lunga serie di teatri occupati. Per molti analisti ed addetti ai lavori, la tensione tra mondo dello spettacolo e governo appare ormai evidente.

Chiara Castelli

 

Ph. Credits: Art Tribune