Uno degli stereotipi ricorrenti riguardo al mondo dell’opera lirica è che questo sia elitario. In parte, ciò può essere vero: sicuramente è uno stile musicale apprezzato da una nicchia di persone, una netta minoranza rispetto ad altre forme musicali. Anche gli spazi riservati talvolta appaiono chiusi: teatri, auditorium, sale da concerto diventano un mondo a parte, separato dalla realtà cittadina.

Tuttavia, l’opera e più in generale la musica cosiddetta “colta” – aggettivo che probabilmente sarebbe da aggiornare – sono elementi presenti nella vita quotidiana, divenendo presenze confortanti anche per chi pensa di esserne disinteressato. Le pubblicità ne sono un esempio lampante: numerosissime Sinfonie hanno fatto da sottofondo agli spot commerciali di altrettanti prodotti. Rossini e Mozart sembrano detenere un primato importante, grazie a brani quali la Sinfonia della “Gazza ladra” e del “Barbiere di Siviglia”, oppure ancora la “Sinfonia n. 40” del maestro austriaco, e chi non conosce l’aria “Nessun dorma” cantata da Calaf nella “Turandot”? Queste pagine musicali si trasformano in questo modo in dei simpatici jingle, motivetti accattivanti e riconoscibili legati al nostro bisogno di consumo commerciale.

Alcuni sostengono che l’abbinamento pubblicità-musica colta rischi di essere dissacrante e degradante nei confronti dei nostri tanto osannati compositori del passato. Se anche l’uso di musiche di tale importanza è spesso giustificato da finalità capitalistiche, agli spot pubblicitari va riconosciuto il merito di saper insegnare bellissime melodie anche alla gente meno interessata. Così facendo, anche chi non è mai andato a teatro o non ha mai avuto la possibilità di ascoltare un’orchestra dal vivo, potrà riconoscere l’incipit della “Sinfonia n. 5” di Beethoven o il “Duetto dei fiori” di “Lakmé”

 

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