2 chiacchiere con il direttore
“Vivi ancora! Io son la vita!
Ne’ miei occhi e il tuo cielo!
Tu non sei sola!
Le lacrime tue io le raccolgo!
Io sto sul tuo cammino e ti sorreggo!
Sorridi e spera! Io son l’amore!”
Qualcuno di voi ha mai visto “Philadelphia” con Tom Hanks, Denzel Washington e Antonio Banderas? Se la risposta è no, vi consiglio di recuperare. La mia riflessione di oggi prende spunto proprio da questo film, uscito nel lontano 1993 e che è valso l’Oscar a Tom Hanks come miglior attore protagonista.
Lo dico subito, questo film non parla di opera. È una pellicola drammatica che si concentra sulla storia di Andrew Beckett (Hanks), giovane avvocato malato di AIDS che intenta una causa al suo studio legale per averlo licenziato per la sua malattia. Quindi, perché parlarne? Perché ritengo che in questo film ci sia una delle scene legate all’opera più belle e potenti che abbia mai visto.
Andrew e il suo avvocato stanno preparando l’interrogatorio per l’udienza del giorno seguente ma si interrompono. In quel momento Andrew sente il bisogno di condividere con l’amico la sua aria preferita: “La mamma morta”, tratta da “Andrea Chénier” di Umberto Giordano. Mentre la voce di Maria Callas risuona nell’aria circostante, Andrew racconta la trama dell’opera e traduce le parole per il suo amico.
Grazie all’interpretazione dei protagonisti, si riesce a condividere con Andrew tutta la sofferenza, tutta l’angoscia per una sorte ormai imminente e tutto l’amore che ancora ha. Durante la visione, è impossibile non commuoversi e non immedesimarsi con quelle emozioni che così violentemente attraversano lo schermo.