Innanzitutto, bisogna specificare che l’opera è sempre utile non solo ai giovani, ma a tutti. Certo, in particolar modo aiuta un ragazzo a riflettere su alcune tematiche e quindi è particolarmente utile a questa categoria. In primo luogo, cimentandosi con l’opera, si impara a conoscere e a superare certi stereotipi, primo su tutti: “Ah che bello, fai il cantante d’opera. Ma ti pagano? E qual è il tuo vero lavoro?”, e poi ancora “È una roba da vecchi!”, “Ma come fai ad ascoltare questi qui che urlano? Non si capisce nulla!”, e chi più ne ha più ne metta. Beh, “questi qui che urlano”, per prima cosa, non sono altro che persone normali, come me e come te, ma che hanno un dono speciale e da conservare, oltre che da curare in maniera corretta: il saper fare veramente musica. Sono persone comuni, che però sanno regalare immense emozioni indescrivibili. Perciò il primo guadagno sta in dei momenti di piena felicità, dei momenti in cui ci si può staccare da quelle che sono le difficoltà della vita e dedicarsi alla musica. Certo, alla base comunque sta il compositore, ma è l’interprete che dà vitalità alla partitura, come disse il grande Franco Bonisolli in un’intervista che rilasciò all’indomani di una recita di “Aida” all’Arena di Verona nel 1987 a Claudio Capitini: “La partitura è per me un circuito sanguigno vuoto, disponibile per chi voglia e sappia farlo palpitare.”. [Giovanni]