“La reazione della gente che vede l’opera per la prima volta è molto drammatica: o l’amano o la detestano. E se l’amano, l’amano per sempre, altrimenti impareranno ad apprezzarla ma non la sentiranno mai veramente” Dal Film Pretty Woman, USA 1990.

Chi non ricorda questo film e la scena di Vivian che si commuove alle note dell’ “Amami Alfredo”. Tutto per me è iniziato in questo modo tanto semplice quanto incredibile, da questa frase, ormai quasi vent’anni fa, ed è dilagata prendendo dimensioni importanti che non cessano di crescere.

Questo testimonia quanto sia fondamentale la curiosità, che porta alla scoperta delle migliori cose. Ho cominciato con l’acquisto di un cofanetto degli estratti di RigolettoTrovatore e Traviata, che conservo gelosamente ancora oggi, come ricordo dell’inizio della storia d’amore più importante della mia vita. Completamente da autodidatta mi informavo, compravo libri e CD per poi passare al vero e proprio studio dei compositori che più amavo e all’acquisto dei vinili, il miglior supporto, a mio avviso, per ascoltare la musica. Ma soprattutto tutti i miei risparmi erano consacrati agli spettacoli nei teatri italiani e poi europei. Dalla prima stregante alzata di sipario non c’è stato più nessun dubbio, quello era il luogo in cui volevo vivere. Il perché ci ho messo un po’ a capirlo, ma una volta dissipate le tenebre tutto è apparso di una facilità disarmante.

L’opera è esattamente come vorrei fosse il mondo: ricco di forti sentimenti, ideali, passioni travolgenti, il tutto regolato dalla pura armonia. L’unico posto dove le persone combattono ancora e muoiono per la propria Patria, dove i sentimenti portano tutti lettere maiuscole: Amore, Affetto genitoriale, Rabbia, Vendetta.

L’opera non mi ha mai deluso e mai lo farà, prova tangibile che l’essere umano può raggiungere livelli di bellezza e perfezione insperati. Quelle poche ore che vivo a teatro riscattano tutto il resto del mondo: le nefandezze perpetuate dal genere umano così come le bassezze dei singoli individui. In un mondo fatto di superficialità, mediocrità e banalità che non mi è mai corrisposto, essa è l’unico rifugio sicuro, rassicurante, possibile. E, soprattutto, è stata la mia salvezza nei momenti più bui, e lo è tutt’ora.

La mia famiglia, fin da piccola, mi ha sempre detto che ero molto “teatrale” che, nel loro modo di esprimersi, voleva dire che i sentimenti che provavo li vivevo in modo estremo, per loro esagerato. Sono sempre stata la voce fuori dal coro, dal cerchio dei parenti, degli amici e dei compagni di scuola. Durante l’adolescenza ammetto di averne sofferto poi, crescendo, ho iniziato ad esserne fiera. Ragazzi, non vi sto dicendo che sia facile, perché comporta l’accettazione prima di se stessi e dopo di una buona dose di solitudine, quest’ultima inevitabile. Ma non demordete, la solitudine è bellissima quando la si può riempire di se stessi e di grandi passioni. Così è stato per me e per l’opera. Non abbiate paura, esprimetevi, amate profondamente, arrabbiatevi, sbattete i piedi per terra ed i pugni sul tavolo, indignatevi, formatevi delle vostre opinioni e credete in voi, sempre dritti per la vostra strada. In una parola: vivete. Perché i sentimenti sono l’unica cosa di importante nella vita, l’unica cosa che ricorderemo con piacere una volta anziani, seduti in poltrona, con i piedi davanti al caminetto ed un buon vinile di opera che gira sul piatto.

 

Samuela Solinas