Mi è stato chiesto recentemente se, in qualche modo, “La mia forte partecipazione al volontariato influenza la mia performance in scena”. Domanda molto curiosa. Ho avuto bisogno di molto tempo per riflettere.

Andiamo con ordine: oltre a fare la comparsa, appunto, sono volontario operativo di Protezione Civile presso “Reparto Volo Emergenze”, donatore di sangue e plasma (Avis o Fidas non cambia niente per il ricevente), sono iscritto ad A.I.D.O (Associazione Italiana per la Donazione di Organi, Tessuti e Cellule) e sì ho firmato l’autorizzazione all’espianto dei miei organi e tessuti alla mia morte QUALORA SERVISSERO (non è automatico l’espianto); inoltre a servizi come la sagra paesana, cerco sempre di presenziare attivamente, ovviamente se in quei giorni non lavoro o non sono impegnato in altre attività.

Chiarisco subito un concetto importantissimo: gli eroi non esistono. Bisogna distinguere quello che è “Hollywood”, dalla vita reale. Sapere dire “basta”, ammettere il proprio limite, non è da perdenti; è elevato senso di responsabilità e maturità perchè il mio voler “fare il figo” lo pago io e anche la mia squadra. Ovunque: dall’emergenza terremoto, in centro trasfusionale, in sagra e al grest, la componente emotiva ha sempre un ruolo particolare. Se dopo aver donato mi alzo di scatto dal lettino perchè voglio far vedere all’infermiera quanto sono maschio e non reggo il calo della pressione (in gergo: “vado giù come un pero”) , se chi mi è vicino non ha i riflessi pronti, mi faccio male, probabilmente renderò contentissimo il mio dentista, e per chiudere in bellezza ho fatto una figura assolutamente oscena. Se sono in scena in un’opera fisicamente impegnativa, senza mangiare e senza bere, come se vado in scena dopo il pranzo pasquale (quindi i due estremi) o svengo o sono poco performante .”Rambo è un film, io sono vivo.”

Sono d’avviso che in teatro non vi sia alcuna differenza. E facendo particolare riferimento all’Arena di Verona, il rischio di farsi male è molto più elevato rispetto ad un vero teatro; l’Arena è un monumento bisogna prestare molta più attenzione: come ho detto nel precedente articolo (Backstage Life) si scivola e c’è caldo. Aggiungete cavalli, qualche movimento pericoloso (una battaglia, una rissa) e magari ha piovuto subito prima dell’inizio della recita: il ripristino è eseguito al meglio delle possibilità, ma le condizioni sono comunque precarie. Farsi male è un attimo, fidatevi! Prestare attenzione e riflessi pronti anche sui colleghi.

Nessuno vorrebbe farsi il “piazzatone” di 20 minuti (fermi immobili per la durata necessaria) lassù, sull’ultimo gradone. Eppure si fa. Io mi concentro sapendo che qualche spettatore è venuto anche dall’altra parte del mondo per vedere quello spettacolo. Nello spettacolo c’è anche quel piazzato. È il mio dovere, in aggiunta per rispetto, do il massimo. Come si traduce questo nel mondo del volontariato? In sagra sicuramente è il servizio di pulizia: passi tra i tavoli a raccogliere gli avanzi e l’immondizia generale. Per me è il top perchè sono all’aperto e a contatto col pubblico, se voglio fare una pausa e salutare qualcuno posso, non ho lo stress di chi è alla distribuzione a gestire le ordinazioni.

Al grest è la preghiera. Come donatore è la sensibilizzazione. Come Protezione Civile è la formazione (sia attiva che passiva). Meglio andare a soccorrere la popolazione ad Amatrice o a Genova. Massì dai aggiungiamo anche qualche ricerca disperso. Il punto è che qualcuno ha perso tutto, anche la propria vita o quella di qualche suo caro. E magari al posto loro potreste esserci voi; potrebbe essere vostra madre o vostro padre, vostro fratello o sorella ad avere bisogno di sangue (senza il numero necessario di sacche di sangue per l’intervento, non operano). È purtroppo, non comune, ma istintivo ormai il ragionamento “Tanto succede sempre agli altri”, dimenticando che gli “altri” siamo noi. Forse sono meglio le formazioni alla domenica mattina (giustamente senza il corso base non puoi essere operativo) e le docenze fatte nelle scuole cercando di formare i soccorritori di domani. Ma ricordate che non siamo eroi, siamo normali persone che si mettono a disposizione degli altri.
O forse ancora meglio è quel piazzato, che in qualche modo ci libera dalle preoccupazioni della vita, ci illude che sia la cosa più ardua della nostra esistenza; nascondendoci, con fare quasi misericordioso, quali sono le cose che dovremo temere e vigilare realmente.

Cosa ascolto prima di un intervento o di una mission? Indipendentemente dall’associazione che vado a rappresentare ascolto sempre e solo “E lucevan le stelle” e “Nessun Dorma”; l’ordine non ha importanza. MAI il “Trionfo”.
Sì: la mia partecipazione alla realtà del mondo del volontariato influenza la mia performance in scena.
Perchè? Il mio dovere è regalare sorrisi. Certi sorrisi valgono più di uno Stradivari.
Entrata del campo di Avendita, frazione di Cascia (PG).

artmassi

Volontario Massimiliano Mazza