Quali sono le opere cosiddette di repertorio? Forse una lista precisa non c’è, fortunatamente oserei dire, ma è fuor di dubbio che i cartelloni dei teatri di tutto il mondo siano oggi dominati da RossiniPucciniDonizettiWagner e Verdi. Il melodramma italiano dell’ottocento e non solo ha visto nascere però numerosi altri geni, un po’ troppo trascurati a mio avviso. Ed è così che un’opera splendida come La Gioconda di Ponchielli è scarsamente rappresentata e poco conosciuta dal vasto pubblico.

La Fondazione Teatri di Piacenza, che ho lodato più volte nei miei articoli per l’intelligenza della sua gestione e la qualità degli spettacoli proposti, ha deciso quest’anno, in onore del centenario della scomparsa del librettista Arrigo Boito, di andare in scena proprio con quest’opera, che mancava dal teatro piacentino da ben 57 anni. Continua così l’operazione di riscoperta dei capolavori dimenticati, iniziata lo scorso anno con la Wally di Catalani. Il progetto è in collaborazione con i Teatri di Modena e Reggio Emilia e regala quindi sei recite in totale con un cast davvero d’eccezione: Saioa HernandezFrancesco MeliGiacomo PrestiaSebastian CatanaAnna Maria Chiuri e Agostina Smimmero, dirige il Maestro Callegari. Recite a partire da Venerdì 16 Marzo, affrettatevi quindi!!

La trama dell’opera è quanto di più complesso si possa immaginare, rocambolesca, improbabile, insomma una vera e propria telenovela. Terribili inquisitori, delazioni, tradimenti, boccette di veleno, pozioni che procurano la morte simulata in puro stile shakespeariano, galeoni veneziani e per finire un bel suicidio. Scenicamente quindi essa è parecchio difficile da realizzare, ma soprattutto non è facile da cantare. I solisti devono essere di prim’ordine. Difficilissime le arie principali: il “Cielo! e mar!” per il tenore, il “Sì morir ella de’” per il basso, impegnato in tutto il terzo atto, nonché la scena famosissima del “Suicidio!” di Gioconda.

gioconda2Ho avuto il privilegio di assistere a qualche ora di prove e vi assicuro che la musica è straordinaria, più l’ascolti e più ti entra dentro. Il concertato del finale terzo atto è davvero commovente per intensità drammatica e lirica. La splendida aria del basso ha echi del Mefistofele. Il balletto inoltre, tipico del Grand Opéra, è la celebre Danza delle ore conosciuta dal grande pubblico per essere stata ripresa da Walt Disney nel film d’animazione Fantasia (1940).

Mi auguro davvero che saranno in molti a prendere parte allo spettacolo, per scoprire o meglio riscoprire un compositore come Ponchielli. Benché io sia una verdiana integerrima, non ho potuto evitare di soccombere alla bellezza ed alla raffinatezza di una partitura ricca di slancio, passione ed efficacia teatrale, che non perde però mai di eleganza. In un universo così ampio come quello dell’Opera non si finisce mai di imparare e non basterà una vita per esaurire una tale fonte di tesori. Allarghiamo tutti i nostri orizzonti. La Gioconda vide la luce nel 1876, solamente cinque anni dopo l’Aida, ma ragazzi, per quanto io lo ami, non c’è solo Verdi.

Samuela Solinas