Qualche mese fa in un articolo abbiamo affrontato la figura del padre nell’opera: tante le tipologie presenti, dai padri vendicativi ai padri generosi, dai premurosi agli autoritari. E le madri? Anche loro svolgono un ruolo importantissimo nelle opere e, come per i padri, anche le loro azioni, i loro gesti, i loro sentimenti sono il motore stesso nello svolgersi della vicenda. In questo breve articolo andremo ad esplorare le sfaccettature che esistono nelle relazioni, presenti in grande quantità nell’opera, tra madri e figli.

Pur nella varietà dei singoli casi, la ricca galleria delle figure materne lascia identificare alcune tipologie predilette nell’opera, riconoscendo caratteri ben precisi: dalle agguerrite alle abbandonate, da quelle che si sacrificano a quelle che rimangono in vita con eterno dolore, e così via.

Quando compone Norma, nel 1831, Vincenzo Bellini ha appena trent’anni: eppure l’opera che lo renderà celebre, e che vedrà la sua prima soltanto l’anno successivo alla Scala, porta in scena una donna gigantesca e disperata, un cuore complesso e smisurato. L’epoca è quella della dominazione romana in Gallia e Norma è una sacerdotessa che ha infranto i propri voti per cedere ad un amore vano, l’amore infedele di un soldato romano. Un amore che prima di rinnegarla e tradirla le ha abbandonato in grembo due figli, lasciandola annegare in un tumulto di affetti contrastanti, tremendi.

 

LEGGI TUTTO L’ARTICOLO SUL MAGAZINE!