Carissimi tutti,
oggi vi racconto per la prima volta una mia trasferta operistica all’estero.
Questa è stata per me una grandissima occasione; ho infatti assistito a parte delle prove e a tutte le recite in cartellone del Macbeth che ha appena chiuso la stagione dell’opera a Liegi, in Belgio.

Il teatro è una piccola bomboniera, curato ed amato dai cittadini di Liegi, che accorrono ad ogni spettacolo festosi ed entusiasti. La Sovrintendenza negli ultimi anni ha saputo far affluire in questa bella cittadina di neanche 200.000 abitanti, il meglio dei solisti a livello internazionale.

Anche questa produzione quindi, non smentisce le attese e si avvale di un cast d’eccezione: Leo Nucci nel ruolo del titolo, Tatiana Serjan in quello della Lady, Giacomo Prestia come Banco e Gabriele Mangione come Macduff. Alla bacchetta Paolo Arrivabeni ed alla regia lo stesso Direttore artistico del Teatro: Stefano Mazzonis  di Pralafera.

Le scene sono semplici ma ben pensate e funzionali, i costumi invece estremamente sfarzosi, e ci trasportano in un tempo fantastico, non contestualizzato storicamente. Tutto si basa sull’interpretazione del dramma shakespeariano pensato come una immensa partita a scacchi; le fazioni rivali in guerra diventano le pedine bianche e nere, tutto il gioco di potere della Lady e del coniuge per ottenere l’agognata corona è una sottile strategia, che si sviluppa e dipana fino al tragico finale.

In scena il pavimento si trasforma in una vera e propria scacchiera, con grossi quadrati luminosi che si accendono al passaggio della Lady durante la famosa scena del sonnambulismo; figuranti e protagonisti sono travestiti da alfieri, pedoni, cavalli, torri, re, regine. Insomma una lettura moderna ma rispettosa del libretto, che testimonia ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, che con intelligenza e creatività si possono fare spettacoli innovativi senza per forza tradire le intenzioni del compositore o creare inutili provocazioni.

L’intero spettacolo è snello nell’allestimento, cosa che potrebbe permettergli tranquillamente di essere prestato per coproduzioni o portato in tournée in altri teatri; ottimo modo per ammortizzare i costi e aumentare la visibilità.

macTutto quanto detto sopra, unito ad una resa musicale davvero ottima, hanno fatto di questa produzione un successo di critica ma soprattutto di pubblico. Io c’ero, ogni sera, e vi assicuro che gli applausi finali duravano almeno un quarto d’ora, con numerose chiamate degli artisti in scena. Una vera festa insomma.

Ma la cosa che più mi è piaciuta devo ancora raccontarvela, perché per me è stata una novità assoluta. Ho infatti scoperto che la Direzione del Teatro impiega regolarmente come figuranti ragazzi facenti parte di un’Associazione, la Cejoli, che si occupa dell’inserimento e dell’integrazione di persone diversamente abili.

Il figlio di Banco era un ragazzo con la sindrome di Down di nome Salvatore. Avreste dovuto vedere la professionalità, il coinvolgimento e l’amore che metteva nell’interpretare il ruolo: puntuale, attento, completamente immerso nel suo personaggio. Il basso Giacomo Prestia, che interpretava Banco, mi ha raccontato che il giovane tutte le sere gli faceva coraggio, lo chiamava “padre” e gli augurava buona fortuna, spronandolo a dare il meglio in palcoscenico.

È stata insomma un’esperienza davvero unica. In tanti anni di Teatro non avevo mai incontrato una situazione simile. Non posso che fare i complimenti all’Opéra de Wallonie – Liège ed a Stefano Mazzonis di Pralafera per l’intelligenza, la delicatezza e la lungimiranza con le quali gestisce le stagioni di questo Teatro e per il senso di umanità e civiltà che pervade lui e tutta la sua equipe. Grazie infinite.

Samuela Solinas