Ottocento, il secolo della borghesia, dei moti nazionali, della grande filosofia, delle grandi sinfonie, della grande opera lirica. Secolo del Romanticismo che abbracciò tutte le arti: letteratura, poesia, pittura, musica e queste si intrecciarono fra loro dando vita ad opere che ancora oggi studiamo e apprezziamo.

Il movimento romantico è un fenomeno molto complesso da inquadrare e spiegare. Si può dire che nacque in contrasto con l’Illuminismo, contro l’impossessarsi della ragione di tutti gli spazi artistici; così, l’Ottocento fu il secolo del fantastico, di tutto quello che non si può spiegare con la ragione, dell’irreale. Tutti gli studiosi sono concordi nel definire il movimento come l’espressione di un “modo di sentire” e alcune delle caratteristiche che possono definirsi peculiari di questo sentimento sono: l’interesse per il misterioso e il fantastico, per il sublime, l’amor patrio, l’individualismo, l’esaltazione dei sentimenti, insomma un rifiuto di schemi e regole in nome dell’indomita espressione artistica.

In musica, tutto ciò portò ad una evoluzione. Il cambiamento iniziò verso la seconda metà del Settecento, infatti alcune caratteristiche della musica romantica si ritrovano già in Mozart, in Haydn, nel classicismo viennese incarnato da Beethoven che al tempo stesso lo supera accostandosi con le sue sinfonie al sentire romantico, tant’è che ancora oggi si dibatte su quale movimento gli fosse più affine. La musica nel secolo dei lumi era considerata in termini di piacere e di imitazione della natura, invece dal Romanticismo assunse il primato di linguaggio universale attraverso il quale è possibile esprimere i propri sentimenti e concetti universali. Quindi è per tutto l’Ottocento che la musica classica, d’arte e la lirica acquistano le forme che conosciamo oggi.

La musica strumentale assunse un nuovo volto. Innanzitutto, alcuni strumenti musicali si perfezionarono uno su tutti il pianoforte che divenne il prediletto di tantissimi compositori. Il compositore romantico, il musicista, cambia status sociale e da dipendente di chiese o corti o mecenati si emancipa fino a diventare un libero professionista proprio perché è alla ricerca della libertà d’espressione, piegata però dalle esigenze del pubblico per motivi di natura prettamente pragmatica. Per tutto il secolo la musica strumentale romantica fu animata da due correnti: i sostenitori della musica puramente strumentale che si dedica alla contemplazione delle forme musicali per ciò che sono, e la musica a programma, ossia un componimento musicale, quello che viene definito poema sinfonico, che ha come obiettivo il narrare, solo attraverso gli strumenti, un racconto basato sulla letteratura, od opere pittoriche, ad esempio. Ultimo aspetto della rivoluzione romantica fu lo studio da parte dei compositori delle proprie musiche nazionali, il contributo fu quello di aumentare la conoscenza della propria identità in modo da poter rivendicare, in taluni casi, la propria indipendenza.

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