La morte ha sempre affascinato e spaventato gli uomini.
Affrontiamo gli stereotipi e ragioniamo. Guardiamo la situazione sotto un’altra luce.
È vero che nella maggior parte delle opere la morte è presente. È solo per un sadismo dei compositori e\o dei librettisti ? Non credo.
Immaginate di essere immortali, di non poter ammalarvi e che qualsiasi danno inflitto al corpo si ripari istantaneamente. “Wow, che bello!”. L’essere umano scopre in data X che è immortale. Inizialmente ci sarebbe una grande gioia e un’irrefrenabile voglia di festeggiare senza freni: “tanto siamo immortali, se mi rompo la testa si aggiusta subito”. E poi? La noia, un loop eterno senza fine. L’amore e le emozioni basilari della nostra esistenza svanirebbero per la necessità di provare qualcosa di diverso; il business sarebbe cercare un modo per morire.
Non c’è giorno senza notte. È la morte che dà senso alla vita. Il fatto che abbiamo una scadenza ci permette di creare veramente delle cose incredibili e di abbattere i nostri limiti. Pensate: se Verdi, Puccini & Co. fossero stati immortali avrebbero composto con lo stesso spirito mortale creando questi capolavori? Ne dubito.
Sicuramente anche loro avranno fatto, a tempo loro, questo stesso ragionamento e probabilmente saranno giunti alla stessa conclusione.
Ditemi: se Radames e Aida sopravvivessero, se i protagonisti ammettessero i propri errori e si comportassero da persone “civili”? Si perderebbe tutta la magia di “Aida”; è proprio la speranza che i protagonisti scappino insieme che tiene il pubblico seduto. Cos’è Turandot senza il rilancio della sfida di Calaf e la morte di Liu? O Carmen senza la sua stessa morte, indi i presagi delle carte?
È la speranza del “vissero per sempre felici e contenti”. Ma nella maggioranza delle opere, se non c’è morte non c’è amore.
Quindi la morte è quel necessario colpo di scena che dà senso, vigore ed incitamento all’opera, altrimenti sarebbe solo tutta una certezza; e che senso ha vivere senza la paura di non farcela, senza l’incertezza di come andrà a finire e senza la voglia di scoprirlo?
Forse il messaggio è che finchè siamo qui dovremmo fare, creare qualcosa che dia senso alla nostra vita, che lasci una traccia del nostro passaggio, divenendo così immortali. Pensateci: Verdi, Puccini, Bizet, Wagner, Mozart & Co. li conosciamo tutti come le loro opere e con esse hanno scoperto il segreto dell’immortalità.
Massimiliano Mazza