Per OperaLife scrivo sempre rivolta a voi giovani, cercando di farvi conoscere il meraviglioso mondo dell’Opera ed invogliarvi ad andare a Teatro, almeno a provare quell’esperienza una volta nella vita.
Oggi invece mi piacerebbe soffermarmi sui giovani che invece l’Opera la popolano, ne fanno parte integrante e ne sono i protagonisti.
Pensate ad esempio al dramma di Giulietta e Romeo. La coppia è giovanissima, praticamente adolescente e si trova ad affrontare le prime sensazioni, anche devastanti, del primo amore, quello che sembra eterno, decisivo e vero, perché mai prima si sono provate simili emozioni. Il cuore batte a mille e lo stomaco si chiude; la voglia di stare insieme è la sola cosa che conta, ed il desiderio aumenta proprio se ostacolato. È tipico del giovane, per antonomasia ribelle, il voler fare ciò che vuole a dispetto dell’autorità e delle convenzioni sociali. E così i due ragazzi decidono di stare insieme per la vita, nonostante le loro famiglie siano acerrime rivali; per la vita e per la morte…unico luogo dove finalmente troveranno la pace. La loro storia è stata ripresa per svariate opere, tra le più famose possiamo ricordare I Capuleti e i Montecchi di Bellini e Roméo et Juliette di Gounod.
E che dire di Manon Lescaut. La giovanissima ragazza è in viaggio, scortata dal fratello, per andare incontro al suo triste destino. Il padre ha deciso che dovrà entrare in convento al fine di frenare la sua indole al piacere ed alla vanità. Ma un’altra sorte l’attende; Des Grieux la vede, all’istante si innamora di lei e la convince a fuggire. Se volete sapere come andrà a finire la loro storia d’amore potete andare a vedere una di queste opere: Manon Lescaut di Giacomo Puccini, Manon di Jules Massenet oppure Manon Lescaut, di Auber. Ma penso che abbiate già intuito che non ci sarà un lieto fine.
Giovanissimi sono anche Elisabetta di Valois e Don Carlos nell’omonima opera di Giuseppe Verdi. Storicamente infatti l’infante è poco più che adolescente al tempo in cui si svolge la vicenda ed anche la ragazza è molto giovane. I due sono stati promessi in matrimonio, non si sono mai incontrati ma già si amano, di quel sentimento puro ed infantile tipico della loro età. Purtroppo Elisabetta viene improvvisamente destinata al sovrano in persona, Filippo II, ed è costretta ad accettare quell’unione con un uomo molto più anziano di lei e del quale non è innamorata. Il re, nella famosa aria del terzo atto: ”Ella giammai m’amo” sottolinea come non si senta amato dalla propria consorte e di come lei avesse reagito al suo “crin bianco” quando giunse dalla Francia. Già, peccato che in realtà Filippo II avesse poco più di 30 anni all’epoca dei fatti!
Ella giammai m’amò!… Quel core chiuso è a me,
amor per me non ha!…
Io la rivedo ancor contemplar trista in volto
il mio crin bianco il dì che qui di Francia venne.
No, amor non ha per me!…
Ma l’esempio più eclatante di adolescente protagonista di un Opera è sicuramente Madama Butterfly.
Qui l’età viene addirittura indicata nel libretto:
SHARPLESS – Quanti anni avete?
BUTTERFLY – Indovinate.
PINKERTON – Dieci.
BUTTERFLY – Crescete.
SHARPLESS – Venti.
BUTTERFLY – Calate. Quindici netti, netti; sono vecchia di già.
SHARPLESS E PINKERTON – Quindici anni!
SHARPLESS – L’età dei giuochi…
PINKERTON – …e dei confetti.
Terribile. L’americano Pinkerton sta per sposare una bambina, che nella vita ha già dovuto fare la geisha per sopravvivere ([…]e abbiam fatto la ghesha per sostentarci) e che ora si ritroverà vittima di un adulto senza scrupoli.
Di questo capolavoro pucciniano una frase mi ha sempre colpito in maniera particolare, una sorta di preghiera che la piccola Cio-Cio-San rivolge all’uomo alto e forte che l’ha subito ammaliata:
Vogliatemi bene
un bene piccolino,
un bene da bambino
quale a me si conviene.
Con questo splendido duetto d’amore si chiude il primo atto dell’opera; con l’amore di un essere puro, che non osava pronunciare “ti amo”. Ma lei quelle parole le sa. Forse dirle non vuole per tema d’averne a morir.
Samuela Solinas