Quando si parla di opera si pensa sempre ai tempi che furono: i grandi cantanti del passato, gli allestimenti storici che rimangono nella tradizione delle rappresentazioni teatrali, ai compositori che non ci sono più. E se invece i compositori ci fossero ancora? E se l’opera fosse ancora all’interno di un percorso di evoluzione e cambiamenti?
In un certo senso si può dire che sia così. Anche se la maggior parte delle opere che oggigiorno troviamo nei cartelloni teatrali sono frutti di grandi compositori del passato, non tutti conoscono (o apprezzano) il cambiamento che il genere operistico ha conseguito dal Novecento al nuovo millennio.

Se pensiamo ai titoli scelti per le stagioni delle grandi fondazioni lirico-sinfoniche sicuramente potremmo notare un’evidente predominanza dei compositori di tradizione. Questi, capeggiati in particolare da Verdi, affiancato da Rossini, Donizetti e Bellini sono tutti compositori dell’Ottocento. Oltre a questa piccola schiera possiamo poi ritrovare scorci di periodi differenti: il Settecento è solitamente rappresentato da Mozart o, nei casi più audaci, da Händel; il Novecento invece è territorio governato senza pari da Puccini.

Quello che non sempre viene valorizzato è tutto quel repertorio meno conosciuto che è l’opera del Novecento. Ecco allora comparire nei cartelloni alcune opere meno conosciute e che spaventano un po’ lo spettatore: stiamo parlando di composizioni come il Wozzeck di Alban Berg, che vide la luce del palco scenico nel 1925, oppure ancora Oedipus Rex di Igor Stravinskij (1927) o Akhnaten (1983) di Philip Glass.

Pur con un sempre crescente (ed encomiabile) tentativo di offrire al pubblico titoli meno conosciuti e apprezzati, i linguaggi musicali delle composizioni a partire già dagli ultimi anni dell’Ottocento risultano spesso molto complessi per il pubblico e talvolta quasi incomprensibili.

Tuttavia è giusto sapere che l’opera continua. Non è solo TrovatoreBarbiere di SivigliaToscaDon Giovanni e chi più ne ha più ne metta, ma si espande verso terreni inesplorati, cercando nuovi modi comunicativi e nuove musicalità. Il XX secolo diventa allora una continua ricerca di novità, di un nuovo rapporto con lo spettatore, che non si basa più sulla semplice piacevolezza della musica, ma che diventa sperimentalismo e avanguardia.

LEGGI TUTTO L’ARTICOLO