L’unione magica di musica e teatro è da sempre stata usata, nella cinematografia, come veicolo di trasmissione al pubblico un particolare sentimento, un’emozione o uno stato d’animo in maniera rapida ed efficace. Meglio ancora è quando il libretto e la trama dell’opera corrispondono nel film alla situazione del momento: anche se gli spettatori potrebbero non comprendere il testo, nella maggior parte dei casi si troveranno più coinvolti grazie all’improvvisa bellezza di una melodia di Puccini, Verdi, Bellini. Dunque un incontro, questo, tra musica ed emozioni, assai più moderno e attuale di quanto tanti detrattori pensino e che continua ad coinvolgere migliaia di donne e uomini sino alle lacrime.

Ci riesce “Match Point” (2005) di Woody Allen, un vero e proprio omaggio all’opera lirica in cui le vicende narrate si trasfondono nel melodramma di cui il protagonista Chris è un gran appassionato. L’utilizzo dell’aria “Una furtiva lagrima” da “L’elisir d’amore” di Gaetano Donizetti diventa una sorta di tema principale che ricorre tutto il film: il timbro tragico di Enrico Caruso contribuisce infatti ad esprimere quel senso di angoscia, di caduta e di desolazione in cui Chris andrà sempre più sprofondando dopo aver maturato l’idea di uccidere la sua amante Nola.

Anche il premio Oscar Martin Scorsese non ha mai negato la sua predilezione per la lirica: ciò risulta evidente dalla visione di diverse sue pellicole come “The age of innocence” (1993). Ambientato nel 1870, il film comincia con una rappresentazione del “Faust” di Charles Gounod al Metropolitan Opera di New York: il momento scelto è il duetto tra Marguerite e Faust del terzo atto. Il protagonista Newland Archer è diviso tra la passione per la contessa Ellen Olenska, considerata una reietta dalla società in quanto divorziata, e l’amore per la sua fidanzata May Welland, che, fragile ed innocente come Marguerite, sarà l’unica ad essere danneggiata dalle azioni di Archer: è dunque evidente come la trama del film sia una metafora del dramma di Goethe.

barcarolle

Tra le schiere di registi che si sono lasciati ispirare dalle vicende di vita, morte, amore e dolore che l’opera racconta ricordiamo anche l’italiano Roberto Benigni. È celebre la scena de “La vita è bella” (1999) in cui il giovane Guido ha seguito la sua futura moglie Dora a teatro nel disperato tentativo di attirare la sua attenzione: il duetto che i cantanti stanno interpretando sul palcoscenico è tratto dalla scena de “Le Contes d’Hoffman” di Offenbach in cui il protagonista si innamora della cortigiana Giulietta.

Come non ricordare, per concludere, la scena cult della commedia americana “Pretty Woman” (1990) in cui Julia Roberts, che interpreta la prostituta Vivian, si commuove davanti a “La Traviata” sulle note di “Amami Alfredo”. Di fatto la protagonista si riconosce nella storia dell’opera, rimanendo colpita dalla musica immortale di Giuseppe Verdi che ancora oggi sa toccare le corde dei nostri sentimenti.

Alice Licata