Spesso, quando scegliamo uno spettacolo, lo facciamo perché speriamo di vedere rappresentate le giuste risposte che vorremmo trovare nella vita, delegando al sipario, che si alza e si chiude, il ruolo del nostro analista di riferimento in una nutrita seduta di gruppo.
In base al ruolo che ricopriamo nel privato e nella società, riusciamo così a immedesimarci nei protagonisti e fonderci con la storia, empatizzando con loro e con il pubblico sconosciuto che ci siede accanto. Ognuno si rivedrà nel personaggio, amandolo o detestandolo in base ai frammenti vissuti che esso rappresenterà.
In genere i ruoli sono ben delineati e grosso modo rappresentano storie d’amore dal finale non sempre felice. Saranno più le eroine che si distruggeranno per questo sentimento, per il raggiungimento di un ideale che tuttora manda fuori strada gran parte del pubblico, ad aver il maggior gradimento degli spettatori, prevalentemente di sesso femminile, anche se il cattivo di turno con la sua perversione affascinerà la parte restante, tanto da rimanerci male quando questo perisce obbligando l’azione a farlo uscire così di scena. Fortunatamente sia chi spasima d’amore sia chi augura l’altrui distruzione, una volta ritiratosi nei camerini riprenderà abiti civili e, probabilmente, cercherà a sua volta nuove risposte, così come farà il pubblico.