Ricordo come se fosse ieri quanto fosse rovinata la VHS su cui la mia insegnante di musica delle medie aveva registrato un’edizione del Barbiere di Siviglia da farci vedere durante una delle sue lezioni. Fu un caso unico e purtroppo le condizioni della registrazione resero quasi impossibile la visione dell’opera, inoltre non venne fatto un lavoro preventivo di presentazione e spiegazioni, per cui la giornata finì per essere una semplice gita fino all’aula multimediale. Mi rimase in mente solo quello che allora definii un semplice motivetto: “Largo al factotum”. L’amore per l’Opera non era ancora scattato, molto semplicemente perché non mi era stato dato modo di conoscerla. Amavo la musica in ogni sua forma e aspettavo l’ora di educazione musicale con trepidazione, ma ogni volta rimanevo prontamente delusa. Non sopportavo infatti che la mia materia preferita fosse ridotta al semplice Flauto dolce, tanto plasticoso quanto stonato.
Mi chiedo spesso come sarebbe stato per la mia crescita personale e culturale, se fossi stata avvicinata all’opera lirica dalla scuola e provo grande invidia quando vedo ragazzi nella pre-adolescenza accompagnati da quest’ultima a Teatro, la trovo una grande fortuna. Molto probabilmente loro non se ne rendono ancora conto e in molti casi la vedono come una mattinata lontana dai banchi di scuola e una possibilità di gozzovigliare. Quasi sicuramente l’avrei vissuta anche io in questo modo, ma sono sicura che in quel gruppo di ragazzi incontrati mesi fa a teatro ci siano animi che sono stati toccati dallo spettacolo a cui hanno assistito. Sono fortemente convinta che ognuno in modo diverso, o con una motivazione forse inusuale ed inconsueta, ricorderà quello spettacolo. La mia è una speranza e gioisco per loro che possono accedere a tutto questo. Ogni volta che vengo a sapere di iniziative per avvicinare i più piccoli all’opera, mi rallegro. Troppo spesso infatti, andando a teatro e guardandosi attorno, si nota un’età media del pubblico troppo vicina al pensionamento.