Strumenti e musiche in trasformazione

 

Quando si ascolta un’opera è facile rimanere affascinati. Il mondo teatrale è colmo di stimoli sensoriali: canto, ballo, luci, costumi, scenografia, recitazione, rumori di scena. Tutto riesce a colpire la nostra attenzione. C’è un elemento, tuttavia, che paradossalmente spesso passa quasi inosservato. Nascosta nella buca, celata agli sguardi attenti della platea, nei teatri c’è l’orchestra. Pronta ad accompagnare ogni scena, a creare un delicato tappeto sonoro o a investire di suoni gli spettatori, una massa più o meno numerosa di musicisti professionisti dipinge immagini musicali essenziali per la realizzazione di un’opera.

Composta da diverse famiglie di strumenti, l’orchestra che noi siamo abituati a sentire e ad applaudire ha una storia complessa, fatta di diversi contesti cronologici, geografici e politici.

L’orchestra moderna nasce e si sviluppa a partire dal Seicento, quando la famiglia degli archi – violini, viole, violoncelli e contrabbassi – inizia a codificarsi dal punto di vista della realizzazione artigianale. Ovviamente gli strumenti non avevano ancora la perfezione costruttiva a cui siamo abituati oggi e anche il loro aspetto differiva da quello moderno. Vi erano inoltre violoni e viole da gamba, oltre a una moltitudine di altri strumenti – attualmente in disuso – che presentavano somiglianze con l’attuale famiglia degli archi.

Ad affiancare gli archi, vi erano poi gli strumenti a fiato, parenti degli esemplari ancora modernamente utilizzati. Trombe e corni avevano infatti una fisicità differente da quella moderna, con meccaniche più semplici e ritorte interscambiabili per adattare lo strumento alle diverse tonalità dei brani. Anche i legni tra Sei e Settecento presentavano fisionomie differenti da quelle attuali, sia per quanto riguarda il numero di chiavi, sia per quanto concerne i materiali di costruzione. Il processo di perfezionamento artigianale degli strumenti musicali si stava ancora evolvendo; parallelamente, la figura del musicista professionista è da intendere diversamente da quella a cui siamo abituati. Il professore d’orchestra, oggi estremamente specializzato sulle tecniche del proprio strumento di studio, all’epoca non aveva ancora un profilo professionale stabile e le orchestre non avevano organico e musicisti fissi, variando la propria strumentazione in base alle esigenze dell’occasione.

 

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