È stata un scelta difficile ma promettiamo di parlarvi in maniera più dettagliata anche prossimamente di… Opera Francese!
Il teatro francese ottocentesco difatti ci presenta una serie di capolavori che sono entrati via via di diritto nelle stagioni operistiche dei palcoscenici di tutto il mondo.
Iniziamo con tre titoli sicuramente a voi notissimi ma soprattutto cerchiamo di capire la grande ricchezza e sfarzosità tipica dei lavori di questo periodo.
Ha richiesto molto a Charles Gounod il suo Faust, l’opera più famosa del compositore parigino che vide la luce del successo ben dieci anni dopo rispetto alla Prima; Gounod si mise al lavoro nel 1839, anno nel quale ricevette il prestigioso Prix de Rome ed è esattamente vent’anni dopo che questa grande opera comparve per la prima volta al Théâtre Lyrique di Parigi.
Poco il successo iniziale che comunque crebbe gradualmente negli anni raggiungendo nel 1869 l’apice meritato e che tuttora mantiene; questo grazie ad alcune modifiche apportate da Gounod che da opéra-comique porterà il suo Faust alla struttura del grand-opéra, includendo l’aggiunta di ben sette balletti. Questo genere operistico infatti, comprendeva una notevole presenza dell’azione coreografica e un particolare sfarzo nell’allestimento.
Su libretto di J. Barbier e M. Carré, é basato a sua volta sul Faust di J. W. Goethe; Barbier accettò di scrivere questo libretto nel 1857 proponendo Carré come collaboratore perché già “pratico” di questo soggetto: sebbene il suo “dramma fantastico” fosse assolutamente mediocre questo servì ugualmente per fornire l’ossatura del nuovo libretto.
Dopo pochi anni assistiamo ad una Prima di un altro grande capolavoro: incredibile dirlo ma il povero Georges Bizet (che morì solo tre mesi dopo), non potè godere dell’enorme successo che acquisirà la sua Carmen col tempo: difatti, il 3 marzo 1875, Carmen fu accolta con poco entusiasmo all’ Opéra-Comique di Parigi; tratta dall’omonima novella di Prosper Mérimée, Bizet stesso apporterà delle modifiche tra cui l’introduzione dei personaggi di Escamillo e Micaela. La vicenda si svolge a Siviglia nel 1820 e narra la turbolenta storia d’amore tra la sigaraia Carmen ed il sergente Don José.
“… lo spagnolismo nella Carmen non è colorismo o esotismo; esso non solo esercita una precisa funzione drammatica ma imposta addirittura un realismo ambientale che orienta automaticamente tutto il lavoro su un piano in cui il rapporto con la realtà è ben più diretto e immediato di quanto la storia dell’opera avesse mai sperimentato”. Parole di Fedele D’Amico ad indicare un delineato istinto ed una voluta attenzione alla rappresentazione del vero, in Carmen.
Vale la pena evidenziare la particolare richiesta dell’Opéra-Comique: in quest’opera, nella versione originale, compaiono dialoghi parlati; verranno poi adattati a recitativi strumentali dal compositore Ernest Guiraud, e parte soppressa. È in questa ultima versione che ora viene rappresentata anche se in alcuni teatri, da non molto, si ripropone la versione originale.
Terza opera per Camille Saint-Saëns, fu quella che gli diede la fama: Samson et Dalila.
La prima rappresentazione ebbe luogo a Weimar nel 1877 e fu in lingua tedesca; fortemente voluta da Liszt (senza il quale l’opera non sarebbe esistita, a detta di Saint-Saëns), in Francia, infatti, arrivò solo 13 anni dopo (fu a Rouen) . A Parigi, all’Opéra, la Prima avvenne invece nel 1892.
Ispirato all’episodio biblico di Sansone e Dalila, anche quest’opera non ebbe l’immediata approvazione da parte del pubblico ma ovviamente più tardi, l’opera si riscattò ed ottenne il fortunato successo che tuttora l’accompagna.
In tre atti, il libretto è di Lemaire (cui si dice abbia messo mano anche il compositore, che del resto era un fine letterato) sembra risentire nella scansione drammaturgica dell’originaria destinazione oratoriale.
Nonostante sia sempre stato un fervente wagneriano, anche Saint-Saëns rimane ancorato alla struttura del grand-opéra caratterizzata da una calda vena melodica tipica della musica francese.
Lavinia Soncini