“Non c’è un mese in tutto l’anno in cui la natura si adorni di più bella veste come nel mese di agosto.” Così scriveva Charles Dickens, e, per i melomani, agosto è adorno, dal 1980, di una sublime veste musicale, quella preziosa e delicata fatta dalle note di Gioachino Rossini, che risuonano nel Festival a lui dedicato dalla sua città natale: Pesaro.
Era il 28 agosto 1980 quando per la prima volta al Teatro Rossini di Pesaro prese vita un Festival che ora, a quarantadue anni di distanza, è diventato un assoluto riferimento per la qualità delle produzioni e per la grande cura e ricerca filologica, un costante atto d’amore verso il figlio più illustre della città marchigiana, Gioachino Rossini.
Dopo le due ultime edizioni segnate dalla pandemia e da tante necessarie limitazioni, quest’anno il ROF torna al suo pieno e regolare svolgimento, un ciclone musicale ricco come lo si ricordava: tre produzioni operistiche (Le Comte Ory, Otello e La Gazzetta), concerti e numerosi eventi collaterali, un tripudio di musica nei giorni più caldi di agosto.
OperaLibera e OperaLife hanno deciso questo mese di proporvi la recensione della più colorata, folle e divertente rappresentazione andata in scena quest’anno al Festival: Le Comte Ory. Una opera comica, una storia ironica e boccaccesca ispirata ad un antico racconto piccardo. Il Conte Ory, libertino e seduttore, inventa ogni possibile stratagemma per conquistare le dame del castello di Formoutiers, lasciate sole dai cavalieri impegnati nelle crociate. Ory si presenta inizialmente come un eremita in aria di santità, successivamente lui ed i suoi fidi compagni entreranno nel castello travestiti da suore. Un’opera spassosa, un inno all’amore libertino e fuori dalle regole, un Rossini più che mai licenzioso che scrive queste pagine per l’Opéra di Parigi nel 1828, rielaborando in parte un lavoro già andato in scena: l’altrettanto divertente Viaggio a Reims.