La figura della donna e la sua rappresentazione teatrale, così come artistico – letteraria, ha subito significative trasformazioni nel corso dei secoli. Prima di esplodere nel ‘900, possiamo constatare che, nel mondo dell’Opera, tre autori anticiparono i cambiamenti storici che ritroveremo poi nel XX secolo. Giuseppe VerdiGeorges Bizet e Giacomo Puccini portarono in scena “le donne del futuro” e qui prenderemo come esempio tre grandi personaggi femminili, simbolo del cambiamento: ViolettaCarmen e Musetta.

Giuseppe Verdi era solito rappresentare personaggi femminili molto audaci, come Violetta (La Traviata), Abigaille (Nabucco), Amneris (Aida) e per questo può essere definito come un uomo all’avanguardia. A favore di questa tesi e per sottolineare la sua indifferenza nei confronti di critiche e polemiche, si può portare lo scandalo che suscitò la prima rappresentazione de “La Traviata”.Violetta, personaggio principale dell’opera, era una cortigiana sfacciata e amante della bella vita.

Nella sua aria più famosa “Sempre libera”, non solo era nascosta una critica alla società borghese, ma anche una consapevolezza, fino ad allora mai portata in scena, dell’emotività e della forza di una donna che si riteneva libera e che non avrebbe mai rinunciato a questo suo status. Non c’è da sorprendersi che quest’aria scatenò più scandalo del mestiere stesso della cortigiana.

Altro avanguardista può essere considerato Georges Bizet che, poche decine di anni dopo in Francia, scrisse la celebre “Habanera”, rielaborando l’anonima novella di Prosper Mèrimèe. L’“Habanera, l’amour est un oiseau rebelle” è la celebre aria cantata dalla protagonista Carmen, che dà il nome all’opera, nel primo atto.

Quest’aria è il simbolo della libertà e della ribellione. Carmen non è una semplice zingara ma l’esaltazione della seduzione, della passione che ora c’è ma che non bisogna dare per scontata, perché in futuro potrebbe non esserci. “Si tu ne m’aimes pas, je t’aime; si je t’aime, prends garde à toi!”, la cui traduzione sarebbe: “Se tu non mi ami, io ti amo; se io ti amo, attento a te!”.

Una donna libera e fiera, una gitana che, come la Violetta di Verdi, è consapevole del suo status e non intende rinunciarci. Si può dire che George Bizet anticipò, in qualche modo, la passionalità di Tosca, che Puccini trasformò in un meraviglioso dramma. Nella lista degli autori che regalarono alla donna “forte e libera” un ruolo in primo piano, non si può dimenticare Giacomo Puccini il quale nel 1896 portò in scena al Teatro Regio di Torino “Bohème”. L’opera racconta la vita dei bohémien francesi, giovani artisti, scrittori e musicisti e attori anticonvenzionali che vivevano ai margini della società, sopravvivendo con pochi mezzi economici ma sprizzanti di fervore artistico – creativo.

Questo movimento che dilagò tra le strade di Parigi ispirò non solo Puccini, ma anche il movimento della scapigliatura italiana. Il lavoro di Puccini esalta il diritto e la ricerca da parte dell’individuo della propria libertà. Ognuno di noi ha il diritto di rivendicare la propria indipendenza. Uomo o donna non importa, come mostra il personaggio di Musetta, donna emancipata, libertina e carica di grandi valori morali.

Alessandra Gambino