L’aria è quel momento dell’opera in cui la musica la fa da padrona su tutto: trattandosi di un brano, cantato da un solista, in cui il personaggio esprime sentimenti e descrive una situazione, molto spesso il canto implica lunghi e complessi “vocalizzi” affidati alle capacità virtuosistiche dei cantanti.

Ne ho scelte cinque, per me tra le migliori del repertorio operistico, con l’obiettivo di farle conoscere a chi non le ha mai incontrate e di stimolare chi già le apprezza: ascolteremo insieme alcuni capolavori, dove sono rappresentate la gioia e la fatica di vivere, sentimenti uguali in tutte le epoche.

1. E lucevan le stelle, una delle pagine più belle della “Tosca” di Giacomo Puccini, cantata da Mario Cavaradossi in attesa di essere fucilato, è forse l’aria più famosa dell’opera e viene eseguita all’inizio del terzo e ultimo atto. E’ l’alba, e in lontananza un giovane pastore canta una malinconica canzone in romanesco; sui bastioni di Castel Sant’Angelo, Mario è oramai pronto a morire e inizia a scrivere un’ultima lettera d’amore a Tosca. Sopraffatto dai ricordi, però, non riesce a terminarla: ed è proprio questa romanza a rappresentare il climax di tutta la vicenda. E lucevan le stelle è stata interpretata da ogni più famoso tenore possibile e immaginabile. Dal primo, Emilio De Marchi, fino a Enrico Caruso, Mario Del Monaco, Carlo Bergonzi, Giuseppe Di Stefano, Franco Corelli, José Carreras, Luciano Pavarotti, Plácido Domingo e Jonas Kauffman. https://youtu.be/N8lD9ZmYHhE

2. Quando Violetta, protagonista de “La Traviata” di Giuseppe Verdi, conclusasi la festa che si svolge durante il corso primo atto, rimane sola, le parole del suo spasimante Alfredo le risuonano nella testa (“E’ strano!… è strano!”): non del tutto indifferente all’amore del giovane (“Ah forse è lui che l’anima”) inizierà infatti a nutrire qualche dubbio riguardo la sua idea di vita per poi riprendersi quasi immediatamente nella celebre cabaletta “Sempre libera”. Ma questa sua determinazione nel continuare ad essere una cortigiana non durerà a lungo: l’amore è sotto il balcone che la aspetta… https://youtu.be/WXR_HmjB1bo

3. La Marguerite protagonista del “Faust” di Charles Gounod non è certo un’eroina; si tratta piuttosto di una giovane fanciulla che accoglie con la stessa gioiosa spontaneità i preziosi gioielli e l’attenzione galante del dottor Faust. Profondamente pia, ella possiede le sane fantasie di una ragazza della sua età e si abbandona con candore alla prima esperienza amorosa. Il punto culminante nella descrizione del suo carattere innocente è rappresentato dalla celebre Air des bijoux, scritta in ritmo di valzer. Tintinna il triangolo, e in pochi attimi Marguerite sfodera una civetteria insospettata: con questo brano riuscito e brillante, il compositore realizza un ritratto civettuolo della protagonista. Ammirevole la prudente scrittura vocale, che lascia alle possibilità dell’interprete la facoltà di scegliere varianti non scritte verso l’acuto, tutte appropriate del resto, visto il temperamento del personaggio. https://youtu.be/cYlYLU39wEM

4. “L’elisir d’amore” di Gaetano Donizetti è ritenuto un capolavoro anche dagli irriducibili nemici del melodramma italiano. Tratto distintivo di questa opera è l’insolito connubio tra comicità e sentimentalismo, che trova espressione nella celebre romanza Una furtiva lagrima affidata al personaggio di Nemorino: nell’ottava scena del secondo atto il giovane si rende conto di una lacrima spuntata dagli occhi dell’amata Adina, e capisce di essere ricambiato. L’aria è introdotta da un’arpa seguita poco dopo da un fagotto, che fornisce una sfumatura malinconica a tutta la melodia: ancora una volta Donizetti nobilita la figura del tenore, caricandone l’espansione canora di pathos ed emotività. https://youtu.be/xEQc1kR_is8

5. Il cosidetto Isoldens Liebestod (“morte d’amore” in tedesco) di Isotta è la drammatica aria finale, sommessa e maestosa, del “Tristan und Isolde” di Richard Wagner. La protagonista, con struggente passionalità, canta il suo amore sul corpo senza vita di Tristano, lasciandosi lei stessa morire e inabissandosi in un amore eterno. L’Amore riesce così a realizzarsi e divenire puro ed autentico solo nell’unione e nella trasfigurazione, Verklärung appunto, con la Morte. Wagner realizza per la giovane donna un epilogo fascinosamente in bilico tra la gioia e il dolore: un anelito all’infinito che, protendendosi verso il nulla, in realtà grida a ogni nota il suo struggente attaccamento alla vita. https://youtu.be/wjAcVg675ws

Queste sono cinque tra le mie arie preferite: e voi? Quali sono i momenti dell’opera che più vi fanno battere il cuore?

Alice Licata